L’immagine appare estremamente semplificata nella composizione, impostata per grandi masse colorate e contrapposte intorno allo squarcio di paesaggio che si apre sul fondo.
A destra, Michele Arcangelo, di profilo e con il viso rivolto all’esterno, appoggia con forza la gamba destra sulla schiena nuda di una figura maschile, personificazione del Maligno, come si intuisce dalle corna sulla testa, gli artigli e la coda. A sinistra, sempre di profilo e con lo sguardo rivolto in alto, è santa Caterina d’Alessandria, figura di estrema finezza ed eleganza, segnalata dalla presenza imponente della ruota, strumento del suo martirio. Al centro, sopra le nuvole, immobile, la Vergine trattiene con la destra il piede del Bambino Gesù, appoggiato con la testa all’incavo del suo collo e con la sinistra lo scapolare, attributo iconografico della Madonna del Carmelo.
Il dipinto del Duomo di Piove di Sacco si caratterizza per il tratto estremamente incisivo del disegno e la tagliente contrapposizione dei piani colorati, considerati elementi determinanti nella resa qualitativa dell’immagine.
Il testo pittorico è però segnato da alcuni punti di indebolimento stilistico, come ad esempio l’impostazione incerta del Bambino, riconducibile alla mano di un collaboratore. Leggermente stereotipata appare anche la stesura del paesaggio nello sfondo, caratterizzata da tonalità uniformi e cupe, priva quindi della consueta brillantezza cromatica tiepolesca.
Precisi richiami formali a Giambattista Piazzetta e Sebastiano Ricci, fanno presupporre una cronologia intorno ai primi anni Trenta del Settecento, ipotesi tuttavia condivisa in modo solo parziale dalla critica.
Il supporto originale presentava nel retro una serie di piccoli tagli con relative stuccature. In corrispondenza di tali abrasioni vi erano sulla superficie pittorica alcune stuccature che nascondevano gravissimi sfondamenti.
Il restauro ha compreso un’operazione di rintelatura, per il supporto, e con una profonda pulitura e consolidamento della materia cromatica, per la superficie. Il restauro è stato completato dalla sostituzione del vecchio telaio con uno nuovo, fornito di appositi dilatatori; dall’integrazione pittorica e dall’applicazione finale di uno strato di vernice protettiva.
Redazione Restituzioni