Un velo di mistero avvolge la lunetta di Jacopo Tintoretto, opera che crea non poche difficoltà interpretative e di cui è stata dibattuta la paternità e la provenienza.
L’immagine è dominata al centro da una figura femminile, elegantemente acconciata con fili di perle al collo e nei capelli, che si preme un seno per farvi sgorgare il latte, secondo una comune allusione all’abbondanza e alla prosperità. Al suo cospetto, a destra, tre personaggi ricevono i simboli del potere religioso e regale: la tiara, la corona e lo scettro; sulla sinistra, invece, tre figure maschili prive di particolare connotazione vengono ammonite dal minaccioso staffile che la donna regge con la mano destra. La donna schiaccia una livida figura di vecchia accompagnata da un animale marino, attivando una serie di diversi e complessi spunti interpretativi.
L’opera era segnata nell’Inventario Napoleonico di Brera (che la dava ad Andrea Schiavone) come un’allegoria rappresentante la Disciplina che regola i costumi: etichetta in seguito comunemente adottata, ma che merita una messa in discussione, almeno per l’ampio spettro di significati allusi nel testo figurativo. La protagonista femminile dell’opera, infatti, è stata variamente interpretata come personificazione della Fortuna, della Sorte, della Benignità e della Correzione.
Grazie a una fonte documentaria è stato possibile ravvisare nella prima stanza della Magistratura sopra i Conti, presso Rialto a Venezia, l’ubicazione originaria dell’opera. Si tratta di un elemento che va di certo valutato nella sua importanza e che permette di cogliere il collegamento di natura morale che viene a istituirsi tra la misteriosa rappresentazione e l’esercizio della giustizia, compito fondamentale della magistratura che nel palazzo di Rialto aveva sede.
Prima del restauro l’opera si presentava scarsamente leggibile, a causa della presenza di diffusi ritocchi alterati e di uno strato di vernice ingiallita. Su estese zone del dipinto la pellicola pittorica appariva abrasa. Depositi coerenti e incoerenti interessavano la totalità della superficie, deformata peraltro da un tensionamento scorretto.
Sono state quindi eseguite le operazioni di rimozione dei depositi sul davanti e sul dietro del dipinto; di ritensionamento della tela di supporto; di consolidamento del colore e, infine, di pulitura. Grazie anche al risarcimento di diverse lacune e alle reintegrazioni pittoriche, il dipinto ha recuperato un buon grado di leggibilità per essere apprezzato nella sua singolare iconografia.
Redazione Restituzioni