La storia della Cena in casa di Simone fariseo, narrata su uno spazio orizzontale e allungato, si focalizza sui tre protagonisti: Simone, ricco fariseo, avvolto in un manto sfumato di blu e con il caratteristico copricapo ebraico; Gesù al centro della scena con l’aureola, le braccia aperte e lo sguardo basso su Maddalena, figura comprimaria.
La donna, pentita della passata vita di peccatrice, si stende ai piedi di Cristo con il vaso di alabastro ricolmo d’olio per detergergli i piedi. Tutto attorno, seduti a una tavola imbandita e circondati da una premurosa servitù, sono accomodati i commensali, intenti a parlottare e discutere su questa straordinaria scena di perdono, dove all’ostentazione farisaica viene contrapposto il toccante mondo interiore di Maddalena.
L’immagine, che vuole essere un appassionante invito al perdono, è stata realizzata nel 1624 (come indica l’iscrizione nel margine inferiore) per il refettorio di Santa Maria del Carmine a Brescia.
Il refettorio è luogo simbolico: qui, infatti, la consumazione del cibo materiale diventa metafora di aspirazione al più sublime cibo spirituale. L’opera tuttavia, in seguito alle soppressioni napoleoniche, fu spostata dal suo contesto originario, così congeniale al suo contenuto: staccata dal telaio e arrotolata per essere condotta altrove, fu sottoposta a un degrado che impedì la corretta attribuzione a Camillo Rama, in favore del suo presunto maestro Palma il Giovane. Grazie a una testimonianza documentaria è stato comunque possibile effettuare la corretta assegnazione a Rama, di cui però va tenuta conto la stretta affinità con lo stile palmesco, visibile in alcuni dettagli quali la fisionomia di Cristo, la fattura dello sgabello in primo piano e il decoro della sottotovaglia.
La permanenza protratta in un luogo umido, e quindi non idoneo, ha determinato innumerevoli lacune nello strato pittorico, in corrispondenza delle increspature del supporto tessile, che a parte qualche piccola lacerazione, si presentava invece discretamente conservato.
Il restauro ha previsto la pulitura del retro e la sutura delle micro-lacerazioni del tessuto, oltre che il rintelo completo con tela di puro lino e l’eliminazione di polveri sedimentate, vernici ingiallite e fumo di candela che compromettevano la lettura dei dettagli iconografici, già poco distinguibili per la prevalente tonalità bruna scelta dall’autore e tuttavia così fondamentali per una corretta interpretazione dell’opera.
Redazione Restituzioni