• SEGUICI SU
  •  
  •  
  •  
  •  
  • GALLERIE D’ITALIA
  • COPYRIGHT
  • CONTATTI
  • GALLERIE D’ITALIA
  • COPYRIGHT
  • CONTATTI
    • IL PROGETTO
    • LE EDIZIONI
    • LE PUBBLICAZIONI
    • VIDEO
    • Restituzioni
    • Restituzioni monumentali
    • Spin-Off
    Torna a Restituzioni 2022

    La Campana

    Data: 1978-1979
    Artista: Luigi Mainolfi
    Nascita artista: Rotondi, 1948
    Tecnica/Materiale: gesso policromo, base in legno
    Dimensioni: alt. 292 cm, diam. 274 cm (campana); 51 × 390 × 392 cm (base)
    Provenienza: Torino, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
    Collocazione: Torino, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Depositi laboratorio di restauro (inv. S/473)
    Edizione: Restituzioni 2022
    Autore scheda in catalogo: Elena Volpato
    Restauro: Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”: Michela Cardinali (direzione tecnico-scientifica); Marie-Claire Canepa, Marco Demmelbauer (responsabili dell’intervento); Luca Avataneo (coordinamento storico-artistico), Alessandra Bassi, Filomena Cattivera; Maura Checconi Crubellati, Roberta Coco, Irene Malizia, Domiziana Marchioro, Elisa Peroni (restauratori)
    Ente di Tutela: Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino

    Opera restaurata da Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”: Michela Cardinali (direzione tecnico-scientifica); Marie-Claire Canepa, Marco Demmelbauer (responsabili dell’intervento); Luca Avataneo (coordinamento storico-artistico), Alessandra Bassi, Filomena Cattivera; Maura Checconi Crubellati, Roberta Coco, Irene Malizia, Domiziana Marchioro, Elisa Peroni (restauratori) con la direzione di Riccardo Passoni (direttore), Elena Volpato (conservatore) (Fondazione Torino Musei – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea); Valeria Moratti (Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino)

    Scheda breve

    Restituzione è la parola più appropriata per presentare il caso della Campana di Luigi Mainolfi del 1978-1979, inizialmente destinata alle raccolte del Museo di Capodimonte ed entrata a far parte delle collezioni della GAM nel 2001. Non si è trattato solo di un tradizionale restauro, ma d’immaginare le condizioni necessarie alla sua esistenza, assicurando la possibilità di future occasioni espositive nonostante la fragilità dei materiali e la complessità delle operazioni di assemblaggio delle parti che la compongono.
    Si tratta di un’opera cruciale per la storia dell’arte italiana relativa al periodo di trasformazione delle poetiche tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta. Contro ogni tendenza artistica prevalente in quel tempo, Mainolfi decise di realizzare una scultura che potesse smarcarsi sia dalle ricerche concettuali dell’Arte Povera sia dal rinato interesse per la pittura espresso dalla Transavanguardia. Realizzare una grande campana corrispondeva a una dichiarazione di volontà: era tempo che tornasse a risuonare il primato del fare, dell’essere artista nello studio, del misurarsi con l’opera e la sua creazione materiale.

    Mainolfi lavorò all’opera per più di un anno. Prese spunto iniziale dalle storie di Zeusi, ma presto lasciò che la fantasia si liberasse a comporre un universo di scene disparate, a raccontare un mondo in cui tutti gli aspetti della vita antica fossero rappresentati: non solo l’arte, ma anche la guerra, la pastorizia, i giochi e i più diversi mestieri. L’unico elemento che compare nel mezzo di due fasce istoriate, a interrompere il cordolo che le separa, è un Pegaso alato con una figura d’eroe che lo cavalca. Solo quell’immagine tra il divino, l’umano e l’animale poteva muoversi tra i diversi piani. E chissà che in essa anche l’artista, per quel suo voler stare nel mezzo tra la dimensione ideativa e concettuale dell’arte e quella del fare, a metà tra la tradizione della scultura e quella della pittura, non trovasse un suo alter ego.

    Quando Mainolfi ultimò La Campana in gesso bianco, gli apparve simile alla Colonna Traiana. Il dipanarsi del fregio istoriato, chiuso tra l’elemento lineare dei cordoli, rende le due opere paragonabili, ma il ritmo narrativo è molto diverso. Le scene di Mainolfi si svolgono in spaziature classicheggianti dove la presenza continua delle arcate a tutto sesto determina un disteso ritmo di pause, intervallate da brevi tensioni dei corpi che si risolvono in contrappunti pacati, in equilibri leggeri. Nella Colonna, di gusto ellenistico, tutto è invece concitato, compresso in una ininterrotta fuga verso l’alto. Forse proprio il ricordo del corpo cavo della colonna, il vano della scala a chiocciola che trova spazio al suo interno, spinse Mainolfi a contemplare la possibilità di una uguale e opposta tensione: non verso l’alto ma verso la profondità.

    Decise di aprire un varco alla base dell’opera e ne lavorò l’interno. Incise disegni visionari: animali, accumuli di corpi, paesaggi, figure irreali, sfere, anfore, un diavolo panciuto, tutto tracciato senza alto né basso, senza coordinate, ma come in rotazione perpetua, come fosse il ventre stesso della terra da cui si genera, avvoltolandosi e dipanandosi, ogni forma. Addentrarsi nella campana è un passaggio dall’idillio classico dell’esterno alla visione primordiale dell’interno. Le scene d’Arcadia ricoprono un nucleo primordiale che si è fatto crogiuolo, antro, grotta del primo gesto umano che fu tracciato con polveri di manganese sulle pareti delle caverne. Mainolfi decise allora di rendere incandescente anche la veste: “infuocai l’esterno di un vento rosso” scrisse nel 1982, così che il suo aspetto, composto dal continuo sovrapporsi di arcate, rivelò una diversa, inaspettata, somiglianza con le pareti tinte di rosso e ocra della Torre di Babele di Pieter Bruegel il Vecchio del 1563. A differenza della torre biblica, però, La Campana non è fatta per essere distrutta, e ora è assicurata alla nostra memoria.

    Le fasi del restauro

    Prima
    Visualizza più foto Visualizza meno foto
    Prima
    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022

    Prima del restauro, fotografia del 2006

    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Prima del restauro, vedute della Campana a inizio intervento

    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Prima del restauro, studio
    e documentazione

    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Prima del restauro, indagini radiografiche

    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Prima del restauro, indagini scientifiche per lo studio delle sovrammissioni e dei materiali costitutivi: sezione stratigrafica al microscopio ottico in luce VIS, in luce UV e al microscopio elettronico

    Durante
    Visualizza più foto Visualizza meno foto
    Durante
    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Durante il restauro, dettaglio dei bassorilievi e dei graffiti

    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Durante il restauro, progetto e realizzazione della struttura interinale

    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Durante il restauro, alcune fasi del montaggio

    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Durante il restauro, rimozione delle stuccature

    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Durante il restauro, stuccature della base

    Il tuo browser non supporta il tag video.

    Durante il restauro

    Dopo
    Dopo
    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Dopo il restauro

    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Dopo il restauro, particolari dell’interno

    © Luigi Mainolfi by SIAE 2022, © Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"

    Dopo il restauro, particolare dell’esterno

    Approfondimenti

    Restituzioni 2022. Guida alla mostra

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Carla Di Francesco, Milano 2022 (guida cartacea)

    Restituzioni 2022

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Carla Di Francesco, Milano 2022 (PDF online)

    Scheda dal catalogo

    https://restituzioni.com
    PROGETTO CULTURA
    Dichiarazione di accessibilità Privacy policy INTESA SANPAOLO