L’armatura B.53 fu donata dall’imperatore del Giappone Meiji a Vittorio Emanuele II nel 1869, a tre anni dalla firma del trattato di amicizia e commercio tra il Regno d’Italia e l’Impero giapponese, ratificato a Edo (l’odierna Tokyo) il 25 agosto 1866 e rappresentativo del periodo noto come rinnovamento Meiji (1866- 1869), che segno un radicale cambiamento nella struttura sociale e politica del Giappone. Nel catalogo dell’Armeria del 1890 l’armatura era descritta come ≪guerriero giapponese, a piedi, armato di tutto punto≫ e così essa e riprodotta nell’album fotografico pubblicato nel 1898.
Lo stile dell’armatura è quello delle dō-maru del secondo periodo Chusei (XIII-XVI secolo), benchè questa sia stata realizzata nel periodo Kinsei (XVI-XIX secolo), con parti più antiche, come gli spallacci e l’elmo. La cura e la ricchezza della realizzazione, la scelta dei materiali impiegati e le inusuali scelte cromatiche indicano la destinazione a un personaggio di rango elevato. L’insieme e composto da un ko-boshi bachi kabuto (elmo) dotato di kuwagata (corna stilizzate), da un menpō (maschera) dall’espressione feroce, da una coppia di spallacci (ō-sode) fissati tramite corde alla corazza (dō-maru) dotata di scarsella e di protezioni aggiuntive (sendan no ita) con funzione difensiva della zona ascellare per il tiro con l’arco, bracciali (kote), cosciali (haidate), schinieri (shino suneate), piastre per calzature e un paio di pantaloni. Gli elementi principali presentano lamine (hon-kozane) in cuoio o metallo laccato e dorato unite mediante fettucce intrecciate (odoshi) in seta azzurra e arancio; in più parti ricorre il motivo dei boccioli di crisantemo, stemma (mon) di una famiglia non identificata.
L’intervento di restauro ha consentito di recuperare l’armatura, da decenni collocata in deposito riproponendo l’allestimento ottocentesco in posizione eretta. L’eterogeneità dei materiali, il loro stesso peso, la prolungata esposizione alla luce, alla polvere e agli agenti inquinanti, insieme a precedenti restauri condotti in modo inadeguato, avevano provocato un generale decadimento chimico-fisico e un viraggio dei colori originali delle tinture. Il nuovo supporto garantisce un’equilibrata distribuzione del peso dell’armatura, sottoposta a un intervento di pulitura e consolidamento mirato al recupero dei materiali esistenti, ancorchè alterati.
Mario Epifani