L’inginocchiatoio, realizzato in legno di noce e in legno di bosso, presenta una ricca narrazione. Daniele nella fossa dei leoni è intagliato nel basamento, mentre l’alzata reca la Discesa dalla croce al centro di una decorazione a volute vegetali dove si scorgono i quattro Evangelisti. Da due cortine sorrette da angioletti fuoriescono le figure della Chiesa e della Sinagoga, mentre sulle due mensole laterali riconosciamo Elia e Davide sopra Nettuno ed Eolo. Il gradino fra il basamento e l’alzata è decorato da una formella, dove, fra le fauci di un mostro, è rappresentato il Purgatorio. Sulla cimasa un ostensorio raggiato è circondato da un velo, sostenuto da diverse testine di angioletti e adorato da un Angelo, che un tempo reggeva un turibolo tra le mani.
L’inginocchiatoio proviene dalla soppressa chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lugano, dove probabilmente viene acquistato da Gian Giacomo Poldi Pezzoli durante l’esilio fra il giugno 1848 e il giugno 1849. Gian Giacomo al ritorno a Milano lo colloca nella sua camera da letto e probabilmente diventa il riferimento per Giuseppe Ripamonti per la realizzazione della camera del Poldi Pezzoli.
A Ripamonti spettano i primi interventi di ‘restauro’ nel 1852 seguiti da quelli di Bernardino Faverio nel 1856. La notevole qualità dell’opera è ora pienamente apprezzabile in seguito all’intervento di restauro di Luciano Gritti, che ha rimosso i diversi strati di vernice rivelando la cromia originale del legno e il gioco voluto dall’autore fra il legno di noce e quello di bosso. Il restauro ha inoltre permesso di individuare i rifacimenti ottocenteschi e di apprezzare dettagli e raffinatezze prima non visibili.
L’inginocchiatoio viene realizzato per il dottor Ignazio Antonioli di Brescia. Citato da Francesco Maria Tassi nel 1793 fra le opere di Piccini, l’inginocchiatoio compare nel 1874 all’Esposizione storica d’arte industriale di Milano con l’attribuzione a Piccini insieme ad Andrea Fantoni. A Fantoni verrà poi assegnato dalla critica successiva fino alle ricerche più recenti.
L’inginocchiatoio fa parte di una serie di opere realizzate da Giovanni Giuseppe Piccini per la committenza privata all’inizio del XVIII secolo, in seguito alla notorietà probabilmente raggiunta con il paliotto di Cedegolo, realizzato tra il 1691 e il 1692 sotto l’ancona dove lui stesso aveva collaborato con il maestro Pietro Ramus e con Andrea Fantoni. A questi anni risalgono infatti altri intagli di notevole qualità, recentemente riscoperti, come le Nozze di Cana, conservate al Museo Diocesano di Brescia, e il Gesù nel tempio fra i dottori, dei Musei Civici di Brescia, identificabili probabilmente con le opere viste da Tassi (1793) in casa Capitanio. L’alta qualità raggiunta dall’artista bergamasco in questo momento della sua attività è evidente anche nel Naufragio dei discepoli, realizzato per il conte Carlo Borromeo a Milano e attualmente conservato all’Isola Bella.
Chiara Spanio
Foto prima (intero) e dopo restauro: Adolfo Bezzi