L’unico elemento originale del polittico è lo scomparto centrale dell’Incoronazione della Vergine.
Un falsario ottocentesco, infatti, aggiunse altri sei pannelli con vari santi (Sebastiano, Caterina, Giovanni Battista, Girolamo, Francesco) e una Vergine Annunziata, senza riuscire a mimetizzarli opportunamente con la tavola centrale. Fondamentale, quest’ultima, per gli studi critici, grazie all’iscrizione autografa con la data di completamento dell’opera (8 agosto 1429) e i nomi degli artefici, Lorenzo e Giacomo da Venezia.
L’Incoronazione della Vergine, tema molto amato nella pittura devozionale del Quattrocento, viene qui svolto secondo i dettami della tradizionale iconografia: avvolta in un delicato manto blu a ricami dorati e seduta su una base marmorea, la Vergine riceve da Cristo la corona che la rende incontrastata Regina dei cieli. Al di sopra possiamo scorgere il volto serio e ieratico di Dio Padre, che risalta sullo sfondo dorato, allusivo della dimensione celeste in cui la scena ha compimento.
A livello stilistico il dipinto risente fortemente dei modelli diffusi da Gentile da Fabriano a Venezia, non senza stringenti affinità con altri maestri, come Zanino di Pietro e Michele Giambono.
Si tratta quindi di un’opera che assimila la migliore tradizione del Tre e Quattrocento veneziano, come è visibile nei valori cromatici e nei dettagli iconografici: l’arrossamento della pelle sulle gote, le barbe soffici, il volto pieno della Vergine e il suggestivo particolare dei raggi che fuoriescono dai folti baffi di Dio Padre. E’ un opera che parla quindi un linguaggio aggiornato e ricettivo, non privo tuttavia di soluzioni personali: colpisce in questo senso la resa energica delle ciocche fluenti dei capelli di Cristo che girano sopra all’orecchio, fino a coprire l’attacco della corona, secondo una tecnica esecutiva che vuole essere una riflessione sulla scultura contemporanea.
Il restauro si è rivelato fondamentale per ricostruire la vicenda storica e materiale dell’opera, che è il frutto di un abile montaggio antiquariale.
L’intervento ha evidenziato anche interessanti aspetti relativi alla tavola originale al centro, oggetto di numerosi danneggiamenti. Il fondo oro, ad esempio, è risultato ampiamente rifatto, anche se sono stati individuati frammenti originali lungo i profili della pittura e nella metà destra dell’aureola e della corona di Cristo; una forte spaccatura verticale della tavola ha inoltre causato un ampio rifacimento in corrispondenza della spalla sinistra di Dio Padre e del profilo del volto di Cristo.
Il restauro ha consentito di recuperare, in un testo obiettivamente assai compromesso, brani mascherati lungo l’oro, come ad esempio la mano destra e il manto rosso di Dio Padre sopra la spalla della Vergine, ma soprattutto la qualità originale degli incarnati, che permette di cogliere in pieno lo spessore artistico dell’opera.
Redazione Restituzioni