Il tipo iconografico è antichissimo, e attestato sia in Oriente che in Occidente. L’arcangelo Michele è il guerriero di Dio a capo delle schiere celesti. È raffigurato armato, rivestito di una corta tunica, con la spada sguainata nella destra, mentre la sinistra regge il globo crociato. La critica associa questa icona ad alcuni altri prodotti simili, provenienti da una bottega orafa che lavorava su committenza imperiale costantinopolitana, a cavaliere dei secoli XI e XII. L’altissimo livello qualitativo dell’opera è particolarmente evidente nella grande libertà naturalistica degli smalti cloisonné, stesi a raffigurare un ideale giardino celeste, ma anche applicati sulla curvatura a sbalzo della figura.
L’icona ha una cornice in cui trovano posto sette placchette, decorate a smalto, raffiguranti: San Pietro, Il Pantocratore, San Menna; I Santi guerrieri Teodoro Stratilate, Teodoro “Tyro”; Demetrio, Nestore; Procopio, Giorgio; Eustachio, Mercurio.
L’icona ha subito rimaneggiamenti, come gran parte degli oggetti del Tesoro marciano. Qui in particolare il più rilevante è stato quello ottocentesco, effettuato integrando i listelli d’argento dorato che fissano i vari smalti della cornice (con la perdita dei tre dischi della cornice inferiore), e sostituendo la maggior parte delle pietre preziose e delle pietre dure con schegge di vetro colorato. Nel corso dell’attuale restauro anzi, è stato trovato sotto il velluto rosso sul verso dell’icona un documento con la memoria dell’ultimo intervento, datato 1834 e “firmato” dagli orafi Pietro e Lorenzo Favro detti Buri. L’integrazione compiuta da questi orafi restauratori è stata massiccia ed invasiva, ma è utile studiarne la dinamica anche per cogliere gli elementi ispiratori degli interventi, spesso desunti da altre opere presenti nella Basilica marciana. Nonostante non fossero del tutto convincenti, si è dovuto comunque rispettare e conservare le integrazioni ottocentesche, ormai storicizzate.
L’intervento è stato di carattere strettamente conservativo. La pulitura, il consolidamento e la protezione delle superfici metalliche, precedentemente ossidate, è stato effettuato con la stessa metodica e con i medesimi prodotti adottati nei consimili oggetti di oreficeria del Tesoro di San Marco.
Redazione Restituzioni