Il gruppo appartiene alla ricca collezione glittica del Museo Archeologico Nazionale di Altino. La raccolta si è formata nel corso del Novecento grazie ad attività di scavo e rinvenimenti occasionali, o attraverso assegnazioni e sequestri risalenti alla seconda metà del XIX secolo. Le gemme e le paste vitree altinati erano destinate ai castoni degli anelli (la maggior parte), oppure erano utilizzate come pendagli di collane o come manufatti di lusso rivolti a soddisfare le esigenze del collezionismo locale.
Tra i manufatti glittici più antichi è da ricordare l’agata zonata dalla forma ovale, molto allungata, su cui è inciso un guerriero barbato, nudo, con elmo dall’alto lophos, armato di lancia e scudo (II sec. a.C.).
Tra le gemme di età tardo repubblicana si trova un’altra agata zonata allungata e piana, la cui scena cultuale rimanda al contesto delle cosiddette scene campestri, con una figura femminile intenta a compiere un rito davanti a un’ara (Officina della Menade I sec. a.C.). Si tratta di una scena frequente su gemme di età romana che si ispirano a iconografie bucoliche del mondo ellenistico.
Ad officine aquileiesi sono da attribuire un’agata zonata con erma di Dioniso e una pasta vitrea con Sileno sdraiato sul dorso di un asino (Officina del tirso, entrambi della metà circa del I sec. a.C.).
Ad una committenza colta e facoltosa è da attribuire l’onice inciso con scena di battaglia: un cavaliere dalla sontuosa corazza è intento a colpire con un’asta un guerriero caduto, posto sotto le zampe anteriori del cavallo.
Assai raffinata la corniola rossa con busto di Vittoria e corona d’alloro rinvenuta nel pozzo del santuario altinate in località “Fornace”, così come di grande bellezza è anche l’inedita corniola rossa con la testa di Eracle imberbe, con leontea intorno alle spalle (entrambe collocabili seconda metà del I sec. a.C.).
Su corniola è inciso il motivo della nave che richiama simbolicamente le lotte politiche della fine della Repubblica (seconda metà del I sec. a.C.).
Conclude la serie delle gemme di età tardo repubblicana una corniola rossa con incisa una figura di Pegaso dalle ali spiegate e dalle zampe anteriori sollevate.
Di grande importanza per la trasposizione nell’intaglio di singoli modelli statuari sono il prasio verde con incisa l’immagine della Vittoria che scrive sullo scudo le gloriose imprese dell’imperatore (I sec. d.C.), e la gemma in cui è rappresentata la figura di Spes intenta a reggere con la mano sinistra un lembo della veste mentre nella destra ha un fiore (tra I e II sec. d.C.).
Un nicolo, dalla tipica colorazione blu cerulea, riproduce un Erote, o amorino, che coglie frutti per mezzo di una lunga asta, tema iconografico alessandrino, ma molto diffuso tra i romani (I sec. a.C.).
Conclude il gruppo di gemme un curioso esemplare in pasta vitra in cui è riprodotto un personaggio maschile barbato, laureato, mentre regge con il braccio sinistro un oggetto, forse una lucerna, ed ha alle spalle un elemento cilindrico con uno scettro sulla sommità. La strata figurazione si spiega con il fatto che si tratta forse di un “pastiche” di epoca medievale.
Chiude la serie un piccolo vetro dorato di colore blu, ornato con una figura femminile nuda tra due alberi frondosi (IV sec. d.C.). Il richiamo va probabilmente alla rappresentazione di Adamo ed Eva posti ai lati dell’albero del Bene e del Male.
L’intervento conservativo e di restauro è consistito essenzialmente nella pulitura a tampone dei manufatti in pietra dura, pasta vitrea e vetro, mediante l’uso di solventi vari e acqua deionizzata. Per l’asportazione dei residui non solubilizzati si è fatto anche uso di specilli, punte di legno e spilli. L’agata zonata, che era spezzata in due frammenti, è stata ricomposta con resina epossidica fluida.
Redazione Restituzioni