Il gruppo conta 54 cammei e gemme incise, costituiti da pietre dure di diverso tipo e vari colori, raffiguranti effigi imperiali, divine,animali.
Il pezzo più celebre è il grande calcedonio-sardonice raffigurante Giove Egioco(“possessore dell’egida”, lo scudo fatto con la pelle della capra Amaltea), d’eccellente fattura, in cui il dio è coronato di quercia e ha fluenti barba e capigliatura.
Altri preziosi esemplari, di alto livello, sono il cammeo con teste accoppiate di Augusto (giovane in primo piano e anziano in secondo), e la grande corniola con la complessa rappresentazione del mito del mostro marino Scilla. Si segnalano, ancora, la testina in cristallo di rocca di principessa d’Egitto, forse Berenice II o Cleopatra VII; una testa in agata del dio greco-egizio Serapide; il cammeo noto come Giove Oleario(“vincitore”), con Zeus barbato e coronato; il cammeo detto “acquaiolo”, che allude ai segni zodiacali dello scorpione e dell’acquario; la bella ametista con Sileno, divinità selvaggia e lasciva; l’agata raffigurante il dio dell’ebbrezza Dioniso, con tirso e pantera; l’agatonice con guerriero munito di asta ed elmo crestato; l’agata con la raffigurazione di un bovide; due diaspri con le teste di Giove Serapide e forse di Artemide; il grande amuleto a forma di scarabeo in lapislazzulo, proveniente dall’Egitto; l’intaglio in avventurina con le Grazie; la corniola con testa del mitico Dioscuro.
Queste opere, che figurano nella ricca collezione glittica del Museo Archeologico Nazionale di Venezia, provengono da tre importanti raccolte. La prima è la collezione di Giovanni Grimani (patriarca di Aquileia e grande mecenate, vissuto tra il 1500 circa e il 1593), alcuni pezzi della quale si trovavano incastonati in un prezioso mobile di ebano, lo “studiolo nobilissimo”. La seconda raccolta è quella del monastero di San Giovanni Verdara a Padova, i cui beni, dopo la sua chiusura nel 1783, furono incamerati dalla Serenissima. La terza è la collezione del politico veneziano Girolamo Zulian (1730- 1795). Apparteneva a lui il famoso intaglio con Giove Egioco, detto appunto cammeo Zulian che, rinvenuto probabilmente a Efeso (in Asia Minore), gli fu donato quando egli era ambasciatore di Venezia a Costantinopoli; questo cammeo, di età ellenistica (II secolo a.C.) o forse d’età romana imperiale (I o II secolo d.C.), grazie alla sua eccellenza, riscosse un notevole successo e fu una delle poche opere trafugate dai francesi nel 1799 a essere restituita nel 1815 dallo stesso principe di Metternich.
La datazione delle gemme è varia. Alcune sono antiche, d’epoca ellenistica (II – I secolo a.C.) e d’età romana tardorepubblicana e imperiale (I secolo a.C.- II secolo d.C.), altre sono riproduzioni rinascimentali (XVI secolo) e neoclassiche (XVIII secolo).
Gli esemplari presentavano una patina di polveri e sporco e degli incollaggi obsoleti, talora effettuati con collanti inadeguati. La pulitura ha reso più leggibili le opere, ha permesso una migliore definizione della natura delle pietre e delle gemme e il riconoscimento di restauri antiquari.
Redazione Restituzioni