Questi due globi appartengono ad una serie di “mappamondi” dipinti direttamente sul supporto, secondo una tipologia di fabbricazione che ovviamente rendeva unico e non riproducibile ogni singolo pezzo. Nel corso del Cinquecento invece, con l’avvento della stampa, si diffuse il globo ricoperto da “fusi”, ossia spicchi di carta su cui veniva stampata a settori la raffigurazione della terra o della volta celeste. I globi qui in esame sono dunque dipinti su un supporto di gesso, e attualmente poggiano entrambi su una base ottocentesca; entrambi inolte sono circondati dal circolo meridiano e dall’anello dell’orizzonte. Lungo il cerchio dell’orizzonte del globo terreste si trova la data 1579 e le lettere F C S R; lungo quello del globo celeste la medesima data e le lettere F C M F. Il globo terrestre porta dipinte le terre e i mari a colori brillanti, con l’indicazione dei nomi in italiano, latino e anche in altre lingue. L’America settentrionale è indicata come «America sive India nova inventa a Christophoro Colombo anno 1492»; i mari sono popolati da vascelli e meravigliosi mostri marini; i rilievi montuosi sono preziosamente evidenziati da minuscoli tratti di oro a conchiglia. Sul globo celeste si trovano le costellazioni tolemaiche, come l’Orsa maggiore e l’Orsa minore, Hercules, Cassiopea e così via; sono iscritti in maiuscolo i nomi delle costellazioni, in minuscolo quelli delle singole stelle; lungo la fascia dello Zodiaco sono raffigurati gli omonimi segni. Le personificazioni degli astri sono ritratte di schiena, secondo l’immagine convenzionale ormai adottata, come se l’osservatore fosse al centro di una sfera trasparente. L’anonimo autore del Globo celeste doveva avere dimestichezza con la decorazione murale e in particolare è evidente l’influenza della pittura di Giulio Romano; alla pittura ad affresco rimanda anche l’utilizzo dello “smaltino”, un pigmento di colore blu ricavato dalla polverizzazione di vetro colorato al cobalto.
Presumibilmente acquistati sul mercato antiquario intorno agli anni Ottanta del XIX secolo dai fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi per la loro abitazione milanese, i due globi furono collocati nella sala destinata a biblioteca. Ma chi li aveva commissionati inizialmente? Lo stemma riprodotto sui due globi, riconosciuto solo in occasione degli studi compiuti in concomitanza con il restauro, è quello dei Sacchetti, una famiglia di banchieri e mercanti fiorentini. Al momento non è ancora possibile precisare il nome del committente dei globi; il cappello prelatizio nero con dodici fiocchi, sovrastante lo stemma, indica che si trattava di un ecclesiastico.
Entrambi i globi presentavano uno spesso strato di particellato atmosferico e di consolidante proteico (colla animale) che ricopriva una vernice foto-ossidata relativamente recente, e rendeva la superficie pittorica molto scura e quasi illeggibile. Dopo una prima fase di prove preliminari la pulitura è stata eseguita con gel di citrato allo 0,5% pH6; la vernice, dopo il preliminare test di solvibilità, è stata rimossa con solvent-gel a fattore di polarità 85; infine si è proceduto al consolidamento della superficie pittorica e al ritocco nelle zone di lacuna.
Redazione Restituzioni