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    Torna a dallo Statuario della Serenissima

    Frammento di sarcofago attico con battaglia presso le navi

    Data: Prima metà del III secolo d.C.
    Tecnica/Materiale: Marmo pentelico (?), lavorato ad alto rilievo
    Dimensioni: 86 x 80 x 13 cm
    Provenienza: Roma, Trastevere; poi collezione Grimani e donazione (1586)
    Collocazione: Venezia, Museo Archeologico Nazionale
    Edizione: Restituzioni 2002
    Autore scheda in catalogo: Giovanna Luisa Ravagnan
    Restauro: Corinna Mattiello
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto

    Io [Ettore] ero davanti a tutti e vidi, alla fine, là, davanti a me, le navi. […]Io scelsi una nave dalla prua azzurra. La attaccai dal lato di poppa, arrampicandomi fino alla tolda. Gli Achei si strinsero attorno a me. Non era più il momento delle lance o delle frecce, si combatteva corpo a corpo, era battaglia di spade, pugnali, scuri affilate. Vedevo scorrere il sangue, a fiumi, giù dalla nave, fino ala terra nera. Era quella la battaglia che avevo desiderato da sempre: non la pianura aperta, non le mura di Troia, ma il fianco delle navi, quelle navi, tanto odiate   (Alessandro Baricco,Omero, Iliade)

    Scheda breve

    Il rilievo, in marmo, è un frammento di sarcofago, cui, tramite netti tagli, è stata data una forma quadrangolare.

    La scena raffigurata, interpretata come la battaglia presso le navi greche a Troia descritta nell’Iliade, è molto serrata, e i suoi elementi giungono a interrompere più volte il fregio superiore del rilievo. Dominano la rappresentazione due imponenti poppe di navi, dotate alle estremità di un ornamento (aflaston)simile ad ali d’uccello, e il cui scafo è riccamente decorato da scene e personaggi marini. Sulla poppa a sinistra vi sono due figure nude, mentre una terza tenta di salirvi; sotto, si intravedono le gambe e la mano di un ammantato. Sulla poppa a destra compaiono due guerrieri, ammantati e con un elmo sul capo, in atteggiamento ostile: uno è munito di scudo, l’altro leva il braccio a scagliare una pietra; in basso, giacciono caduti due uomini con scudo. All’estrema destra, i resti di un aflaston suggeriscono il proseguire della raffigurazione.

     

     

    Questo tassello apparteneva a un sarcofago attico databile ai primi decenni del III secolo d.C. Il pezzo faceva parte della donazione dei marmi antichi che il patriarca Giovanni Grimani (1500 ca – 1593) fece alla Serenissima, i quali andarono poi a costituire lo Statuario, primo museo pubblico della città.

    Durante un restauro, eseguito probabilmente quando l’opera venne in possesso dei Grimani, fu ricostruita la testina del guerriero rappresentato nell’atto di lanciare una pietra: curiosamente, però, l’elmo rifatto è del tutto diverso da quello che porta sul capo l’altra figura di guerriero presente sul rilievo. L’ipotesi è che il restauro sia stato compiuto a Roma e che l’artista rinascimentale  si sia ispirato agli elmi dei legionari rappresentati sulla Colonna Traiana (inizi II secolo d.C.).

     

     

    L’opera è stata sottoposta a pulitura. Il pezzo si mostrava infatti molto sporco e i sali erano ormai affioranti in alcuni punti. La superficie scabra si presentava molto consunta,  accentuate erano corrosione e disgregazione. La notevole porosità del marmo aveva  consentito il penetrare in profondità di polveri grigie e di sostanze eterogenee pigmentate di colore giallo brunastro. Vi erano inoltre residui di malta e gesso.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Durante
    Durante

    Particolare durante il restauro

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Altre opere dell'edizione

    glittica

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    scultura

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    Rilievo votivo a Cibele e Attis

    scultura

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