I cinque terremoti che nell’estate del 1117 scossero la pianura padana fecero crollare anche la chiesa di San Pietro all’Olmo (frazione di Cornaredo, Milano), della quale gli scavi condotti dalla Soprintendenza hanno rivelato la lunga e complessa storia, oggi visibile nei suoi strati nel pavimento in vetro presso il presbiterio ottocentesco della chiesa attuale.
Lo scrupoloso setaccio dello scavo aveva messo in luce migliaia di frammenti d’intonaco dipinto, anteriori al 1117, che la restauratrice ha in gran parte ricomposto e sta ancora ricomponendo nel laboratorio ad hoc messo a disposizione da Intesa Sanpaolo, dove la presente mostra consente di vedere il lavoro in corso.
Dalla ricostruzione è risultata una spartizione della parete superstite in tre fasce separate da complessi meandri, delle quali quella centrale conteneva affreschi con Storie dei miracoli di Gesu, dalla Resurrezione di Lazzaro alla Resurrezione del figlio della vedova di Naim e altri ancora.
Gli affreschi, realizzati a calce, sono di grande bellezza e dimostrano un fresco contatto con l’arte bizantina, del quale il ciclo di San Martino Aurogo in val Chiavenna ci offre una fase ulteriore. Le scene si svolgevano entro ‘casamenti’ aperti verso la navata con archi, secondo uno schema compositivo reso noto dai disegni di un rotulo in pergamena, conservato nel duomo di Vercelli, eseguiti circa nel 1200 per ricordare l’aspetto della decorazione piu antica, più o meno contemporanea ai nostri frammenti, che si temeva di perdere o che si voleva rinnovare. La restituzione, sia pure con molte lacune, dei frammenti di San Pietro all’Olmo ci permette la visione di un programma di affreschi perduto da secoli.
Carlo Bertelli