Un’iconografia lineare e semplificata connota gli affreschi – preziosa testimonianza della Milano tardo-antica e imperiale – rinvenuti nel corso degli scavi di Piazza Meda a Milano. Si tratta di una serie di lacerti che anticamente decoravano il muro interno di un portico su strada, sito in una zona particolarmente interessante dal punto di vista archeologico: un settore urbano posto ai margini della città antica, intensamente frequentato dall’età romana ai nostri giorni, e di cui rimangono importanti vestigia di età tardoimperiale (IV sec. d.C.). La decorazione pittorica si caratterizza, in particolare, per una tendenza schematizzante e per la presenza di elementi fitomorfi stilizzati, per i quali viene utilizzata una gamma cromatica piuttosto ristretta ed essenziale su fondo bianco. Insieme agli elementi vegetali, sono stati individuati numerosi frammenti di lettere, dipinte in un colore rosso intenso, molto caldo, su fondo bianco, a formare certamente un testo, ancora da ricostruire e identificare.
I testi pittorici sono stati realizzati con una tecnica d’esecuzione piuttosto corsiva, che ha conferito un generale tono di freschezza e vivacità agli affreschi.
Il nucleo di affreschi proviene dal crollo di una struttura muraria, recuperata grazie a uno scavo archeologico iniziato nel 2005 e condotto in diverse fasi, in modo da garantire la viabilità nella piazza. Solo una porzione degli affreschi si manteneva ancora aderente al supporto, mentre molti frammenti si trovavano sparsi sul terreno a poca distanza; i risultati tuttavia si sono rivelati di grande interesse storico-archeologico. Numerosi infatti sono i reperti rinvenuti, che testimoniano la continuità abitativa dell’area, sede di attività artigiane legate alla concia delle pelli nella prima età imperiale e successivamente oggetto di grandi ristrutturazioni urbanistiche, quando la città divenne sede dell’Impero d’Occidente con l’imperatore Massimiano Erculeo.
Di particolare interesse, data la rarità delle attestazioni, si è rivelato il rinvenimento di grossi lotti di intonaco dipinto di età romana, provenienti dalla distruzione di edifici posti nella zona e riferibili a diverse fasi abitative, che coprono un arco cronologico che va dal I secolo d.C. all’età tardoantica (IV-V sec. d.C.). I nostri affreschi, in particolare, erano di pertinenza di un muro intonacato, costruito in corsi di laterizi e di tegole disposte a spina di pesce legati da una malta piuttosto tenace. Il muro apparteneva a un complesso architettonico, si presume pubblico, da porre in relazione con la riqualificazione in età massimianea (fine III-IV sec. d.C.) dell’insula residenziale identificata nella zona occidentale della piazza, che si era appunto dotata di un porticato sul fronte degli edifici prospettanti sulla strada che ricalca l’attuale via S. Paolo.
Nonostante la meticolosità del recupero nel corso dello scavo, le pitture presentano un aspetto molto frammentario, e anche gli insiemi coerenti sono connotati da problemi di fragilità e disgregazione della malta di preparazione, che hanno reso particolarmente difficile il lavoro di restauro. Complessivamente gli intonaci sono stati raggruppati in venti cassette, dopo essere state asportate dalla struttura cui ancora aderivano tramite velatino.
I frammenti sono stati quindi sottoposti a pulizia e restauro consolidativo; è stato quindi possibile realizzare un assemblaggio degli insiemi coerenti e da ultimo il fissaggio su pannello, al fine di restituire la porzione parietale crollata.