Su uno sfondo neutro si stagliano le figure di due filosofi, dal viso pensoso segnato dalla vecchiaia.
Il primo, identificato con Eraclito, sembra essere in piedi, ripreso con un taglio a tre quarti fin sotto il busto. Alcuni dettagli lo qualificano come studioso: un mappamondo e alcuni fogli di carta, appoggiati al tavolino di fianco, e il compasso aperto che egli regge con la mano destra, con cui traccia alcuni punti sulla superficie del planisfero. Colpisce l’espressione seria e malinconica degli occhi e la veste povera che indossa, aperta sul petto, a segnalare la superiorità del pensiero sulla ricchezza materiale.
L’altro filosofo, che ancora non ha trovato un’identità, veste altrettanto miseramente, con un berrettino nero in testa e una folta barba bianca. Questo secondo filosofo si presenta però seduto, ripreso a mezzo busto secondo un taglio frontale. Alcuni fogli tenuti stretti con la mano destra bastano a qualificarne l’attività intellettuale, privilegiata anche qui rispetto a ogni altra realtà di ordine materiale.
Luca Giordano opera qui all’interno della cultura secentesca, dove si sviluppa una riflessione interna al genere del ritratto: il ritratto di filosofi antichi, sorto con il diffondersi della filosofia neo-stoica. Si tratta di una forma ideale di ritratto, realizzata sulla scorta di fonti letterarie antiche e priva di antecedenti iconografici concreti.
In particolare egli si ispira, per questi due dipinti, alla serie di filosofi realizzata da Ribera, attivo a Napoli con il nome di Spagnoletto. Dal grande artista spagnolo deriva infatti lo straordinario vigore naturalistico, il prevalere del dato anatomico e dell’interesse scientifico. Tuttavia Giordano intensifica la forza che viene dal realismo, conferendo alle immagini una notevole intensità plastica: la qualità è dunque indubbia, pur trattandosi di opere giovanili, collocabili intorno ai primi anni Sessanta del Seicento, ai tempi del primo soggiorno a Venezia.
I due dipinti si presentavano già foderati e in discrete condizioni conservative; la leggibilità tuttavia si rivelava difficile, a causa di una spessa vernice ingiallita e molto ossidata. Entrambe le tele risultavano allentate da telai inidonei. E’ stato dunque necessario procedere con una re-intelaiatura e una nuova foderatura, consolidata con una speciale colla detta “alla veneta”.
Il restauro ha infine restituito nuovo vigore e piena leggibilità al testo pittorico, grazie alla rimozione della vernice che offuscava completamente il colore .
Redazione Restituzioni