La doppia testa (erma) femminile, in bronzo, mostra un viso a piani larghi e superfici levigate, con gote piene, naso regolare, bocca piccola e carnosa su un mento massiccio. Gli occhi sono disegnati dal contorno delle palpebre, hanno la pupilla incavata e non sono simmetrici, ad accennare l’inclinazione del capo. La capigliatura è spartita da una scriminatura mediana in larghe e mosse onde, trattenute sulla sommità del capo da due nastri con un nodo al centro. Sulla testa doveva essere posato un diadema.
Rinvenuta nel fiume Adige nel 1891, l’erma, dal volto di una compostezza fredda e inespressiva, raffigura probabilmente Igea: mitica figlia o sposa di Esculapio dio della medicina, è la dea della salute (dea Salus) e incarna l’equilibrio fisico e lo stato di benessere che questo procura. Pur non essendo documentato nella Verona romana un vero e proprio culto di Igea, da collegare alla funzione benefica dell’acqua, è plausibile che esso fosse praticato nella città che senz’altro doveva la sua prosperità all’Adige.
La tipologia dell’erma è piuttosto comune a Verona e comprende una serie di opere, in cui è incluso anche il nostro reperto, da ascrivere alla produzione di uso decorativo da parte di un’officina veronese dell’età di Adriano (primi decenni del II secolo d.C.).
Sulla base di raffronti con altri esemplari, la doppia testa potrebbe essere la replica di un modello riferibile all’ambito dello scultore greco Kephisodotos il Vecchio (inizio IV secolo a.C.), un tipo di Igea-Salus, ormai svuotata di espressività, con funzione puramente decorativa.
Le superfici esterne erano interessate da fenomeni corrosivi, anche molto approfonditi, che avevano creato una vaiolatura (fori sulla superficie metallica) e la formazione di concrezioni molto dure costituite da prodotti di corrosione cementati con materiali di deposito. Si rilevavano anche tracce di un protettivo, usato in un precedente restauro, completamente deteriorato. La pulitura è stata eseguita con micropercussore, bisturi, aghi d’acciaio e spazzoline. Alcune vecchie stuccature sono state eliminate e rieseguite con cere pigmentate. L’opera è stata lavata con acqua deionizzata, asciugata e disidratata con acetone e ventilazione forzata di aria calda, sottoposta a un trattamento di inibizione della corrosione e protetta con resina acrilica.
Le superfici interne sono state ripulite da una vecchia stesura di colore verde e dalle incrostazioni, e sono stati eliminati un vecchio sensore di un sistema d’allarme e una colata di gesso che riempiva 1/3 del volume del sommo del capo.
Redazione Restituzioni