L’opera in esame è un prezioso manoscritto di 212 carte, contenente la Commedia con rubriche in volgare e un compendio del Comentum di Benvenuto da Imola a Inferno e Purgatorio. Il commento è tutto in latino con alcune eccezioni in volgare. Nel Paradiso sono presenti tre brevi glosse sul recto della carta 145. Il Comentum ha avuto un successo pari solo a quello compilato da Iacopo della Lana, era molto esteso e per questo difficilmente si trova contenuto in un solo volume.
Benvenuto da Imola (1336-1388 ca), lettore dei classici, fu corrispondente di Francesco Petrarca e Coluccio Salutati. La sua fama di interprete dantesco crebbe grazie ad almeno due corsi sulla Commedia, tenuti a Bologna e a Ferrara, e le sue lezioni furono raccolte da diversi ascoltatori e forse riviste da lui stesso.
Il poema e il commento iniziano al recto di carta 3: “Comincia laprima comedia di dante aldigherij poeta forontino. Inferni capitulum primum. Nel mezo del camin di nostra vita. Mi ritrovai per una silua obscura […]”. Al recto di carta 72 termina l’Inferno: “[…] E quindi uscimo ariueder le stelle.”. Si apre poi il Purgatorio, al recto di carta 73: “Incipit primus cantus 2e cantice dantis qui purgatorium intitulatur […]”. Sul recto di carta 142 si chiude invece la seconda cantica: “Dantis aldigherij florentini poete clarissimi cantica secunda de purgatorio feliciter explicit.” e segue la chiosa di Benvenuto da Imola su Matilde di Canossa: “Quia per totum paradisum terrestrem est facta est mentio de mathilde […]”.
Il Paradiso inizia al recto di carta 143, dove manca la rubrica, e termina al verso di carta 221: “[…] Lamor che muoue il sol e laltre stelle.”, seguito dall’explicit: “Dantis aldigherij poete clarissimi cantica ultima de paradiso feliciter explicit. Finis.”. L’opera presenta una specifica fascicolazione, caratterizzata dalla seguente successione: 14, 2-810 (Inferno), 9-1510 (Purgatorio), 16-2210 (Paradiso).
Si può osservare che i bifogli esterni del fascicolo iniziale di ogni cantica sono in pergamena e che la cartulazione è in numeri arabi a inchiostro nero nell’angolo superiore destro dei recti, con correzioni a matita. Sono inoltre presenti richiami verticali. Le carte, preparate con rigatura a secco, sono scritte in littera antiqua da una sola mano e il carattere è di diversa grandezza per il testo e per le glosse.
L’iniziale dell’Inferno è rossa come pure quelle del primo verso dei primi sette capitoli. Sono stati riservati spazi vuoti alle iniziali di Purgatorio e Paradiso.
All’inizio delle prime due cantiche e prima di ogni canto delle stesse sono presenti rubriche in volgare, mentre sono rimasti bianchi gli spazi dedicati alle rubriche del Paradiso.
Sul piatto anteriore vi è un cartiglio con cornice xilografica e il numero “195” manoscritto: probabilmente riferito alle celebrazioni dantesche del 1865. Al recto di carta II una nota di mano di Lodovico Maria Montefani Caprara, bibliotecario dal 1747 al 1785, indica la provenienza dal convento di San Paolo in Monte di Bologna, e una seconda nota di altra mano testimonia il possesso del volume da parte di Maione de’ Savi, notaio attivo a Bologna dal 1464 al 1486.