L’opera in esame è un manoscritto composito, costituito dalle carte I-II, 1-62, III e raccoglie contenuti di interesse dantesco:
- 5r-35v: excerpta della Commedia;
- 9r-30v: glosse alla Commedia in latino;
- 44r-54v: frammenti in volgare del commento alla Commedia dello Pseudo Boccaccio, con frequente presenza delle terzine dantesche.
Sul recto di carta 44 si trova l’incipit del Commento: “In mezo el mare siede un paiese guasto / Disse egli alora che sapella cretta / Sotto el cui reggie fu gia el mondo casto […]”; segue l’explicit al verso di carta 54: “[…] dice lautore inquesta terza parte cusi Doue in uno ponto fuorono dirette e arte tre furie infernale disangue tinte che membra femenile aveano e atte”.
Le chiose in volgare del Falso o Pseudo Boccaccio, attribuite da una parte della tradizione e da alcuni critici ottocenteschi a Giovanni Boccaccio, sono in realtà dovute alla mano di un ignoto commentatore probabilmente fiorentino. Scritte intorno all’anno 1375, si sono diffuse con un certo successo tra la classe mercantile toscana, con qualche eccezione settentrionale, come nel caso del testimone conservato presso la Biblioteca Universitaria di Bologna. Sono presenti anche contenuti non danteschi:
- 1r-4v: Sermo de passione Iesu Christi (adespoto);
- 36r: Dante Alighieri (attr.), sonetto Molti volendo [dir] che fusse amore; Francesco Petrarca, madrigale Non al suo amante più Dyana piaque; cc. 36r-37v: sonetti di incerta attribuzione;
- 38r: Malatesta Malatesti, sonetto El tempo el quale e nostro io ho smarito (sul margine attribuzione a Pandolfo Malatesta, della stessa mano del testo);
- 19v, 39r-43v: versi latini tratti dalle opere di Ovidio, Properzio, Tibullo, Orazio, Seneca, Lattanzio, Boezio, Catullo e altri;
- 55r-62v: rime varie e proverbi in rima.
Il manoscritto presenta una cartulazione moderna, scritta a matita sull’angolo superiore destro dei recti; la fascicolazione è connotata dalla seguente successione: 1-38, 414, 5-78.
Le carte, preparate con rigatura a colore, sono scritte in littera antiqua corsiveggiante da una stessa mano, tranne che per l’ultimo quaderno (cc. 55-62), che risale al XV secolo; sono stati riservati spazi vuoti a rubriche e iniziali.
Al recto della carta I una nota manoscritta di Lodovico Maria Montefani Caprara, bibliotecario dal 1747 al 1785, attesta che il volume appartenne a Giovanni Giacomo Amadei († 1768). Egli vendette la sua collezione di codici alla Biblioteca dell’Istituto delle Scienze, nucleo originario della Biblioteca Universitaria di Bologna.