Il restauro del dipinto di Domenico Fiasella raffigurante la Discesa dello Spirito Santo della chiesa di Santa Maria di Nazareth a Sestri Levante, oltre a consentire il recupero della notevole qualità dell’opera, ne ha evidenziato l’importanza nell’ambito del percorso giovanile dell’artista. Grazie alla pulitura della superficie pittorica sono infatti emerse la data e la firma dell’autore: «DOMENICO FIASELLA SARZ. F. MDCXVIII».
La ricerca documentaria ha inoltre confermato che la tela fu voluta da Giovanni Battista Muzio o Musso, rettore della parrocchia dal 1594 fino al 1619: ritratto sulla sinistra, Musso nel 1614 ottenne infatti dal vescovo Francesco Mottini il giuspatronato della cappella e dell’erigendo altare per il quale fu eseguita la pala di Fiasella. La data del 1618 iscritta sulla pala di Sestri Levante, in precedenza riferita agli anni Venti del XVII secolo, ha portato a una rilettura dell’attività del Sarzana del secondo decennio del Seicento e alla proposta di un nuovo iter cronologico delle sue opere giovanili.
Le indagini condotte nel corso del restauro hanno inoltre consentito di capire come lavorava in quegli anni Fiasella, veloce nel procedere, ma spesso ritornante sui propri passi per costruire l’immagine, come evidenziato dai numerosi, anche importanti, pentimenti. Un modo di procedere che, oltre a denunciare la giovane età del pittore, fa pensare più all’approccio del Caravaggio che a quello dei Carracci, o meglio a quella fusione fra i due ‘stili’ che il marchese di origine genovese Vincenzo Giustiniani, protettore di Fiasella a Roma, reputava il miglior modo di fare pittura: «cioè dipingere di maniera e con l’esempio davanti del naturale, che così dipinsero gli eccellenti pittori della prima classe […] premendo nel buon disegno, e vero colorito, e con dare i lumi propri e veri».
Angela Acordon