I diciotto crateri a figure rosse sono stati rinvenuti nel corso di diverse campagne di scavo effettuate a Montesarchio, identificabile con l’antica Caudium, principale insediamento del Sannio Caudino.
Databili ai decenni finali del IV secolo a.C., provengono da sepolture che in prevalenza comprendevano solo il cratere, posto in genere ai piedi dell’inumato. Tale costume funerario, peculiare di Caudium dagli inizi del V secolo a.C., appare trasversale a generi e classi d’età, con distinzioni significative rappresentate solo dalla tipologia dei crateri. Oltre a esemplari acromi, a vernice nera e decorati a fasce, compaiono crateri attici a figure rosse di eccezionale qualità, acquisiti da una committenza colta che si autorappresenta attraverso il repertorio iconografico di divinità ed eroi del mondo greco.
A partire dagli ultimi decenni del V secolo a.C., agli esemplari attici si affiancano, per poi soppiantarli del tutto nel corso del secolo successivo, crateri prodotti in Italia meridionale. Prevalenti sono quelli di produzione campana, a cui appartengono tutti gli esemplari restaurati in occasione della mostra. Quattro sono riferibili a fabbriche di area capuana e, più precisamente, al Gruppo della Tenia, molto ben attestato a Montesarchio, tanto da aver fatto ipotizzare una localizzazione dell’officina proprio nel centro caudino. Sul cratere della tomba 282 sono rappresentati una donna con tirso che porge una phiale a un giovane con ghirlanda sul capo e, sull’altro lato, un uomo con cavallo. L’incontro tra un uomo e una donna è raffigurato anche sul cratere della tomba 949, dove un guerriero con corta tunica e cinturone è rivolto verso una donna riccamente abbigliata. Sull’esemplare della tomba 467 figurano un guerriero elmato con scudo e lancia e una donna con situla. L’ultimo cratere del gruppo presenta una scena di simposio con coppia di uomini sdraiati su kline intenti al gioco del kottabos e, sull’altro lato, un cavaliere incedente al galoppo (inv. 235055).
Numerosi sono i crateri di fabbrica cumana, tra cui figurano due esemplari del gruppo apulizzante, così definito per l’abbondante uso delle sovraddipinture alla maniera delle officine apule (tombe 451 e 1537). Particolarmente curata è la resa iconografica del cratere della tomba 451, attribuito al Pittore APZ, raffigurante l’incontro tra un giovane nudo e una donna seduta, a cui assistono Eros e due figure femminili. L’altro esemplare, assegnabile al Pittore della Foglia d’edera, raffigura un ermafrodito con situla, corona e bende incedente verso una donna con timpano e tirso.
Sei esemplari (tombe 307, 860, 1035, 2230, 2249, 2570) rientrano nel Gruppo dei Romboidi, che prende il nome dal motivo riempitivo più ricorrente. Frequenti sono le scene cultuali di offerta o libagione, spesso rivolte a divinità femminili, come mostrano i crateri raffiguranti Atena con lancia e scudo, seduta su un altare. Sull’esemplare della tomba 2570, verso la dea incede un asino cavalcato da una figura femminile con torcia e cista. Sul cratere della tomba 1035 compare un’altra divinità, probabilmente Era, seduta su altare con vassoio con uova e fiori, rivolta verso una figura femminile; alle sue spalle è Atena elmata stante, con scudo e tridente. Più dinamica appare la scena del cratere della tomba 2249, raffigurante una Nereide con ippocampo.
Una destinazione specificamente funeraria, infine, rivelano cinque grandi crateri a calice dipinti dal Pittore di Nicholson (tombe 381, 453, 462, 1010, 2208), altro esponente della fase finale della produzione cumana. In due casi le scene rappresentate mostrano i defunti seduti all’interno di un naiskos, monumento funerario a forma di tempietto, verso il quale incedono figure femminili che porgono offerte. Sui lati secondari di questi crateri, così come sugli altri esemplari della stessa officina, figurano donne sedute che reggono specchi, situle, grappoli d’uva o corone, che ricevono offerte da una o due figure femminili, spesso ai lati di una stele su cui sono deposte delle uova. Si distinguono solo il cratere della tomba 381, dove è una figura maschile a ricevere offerte, e quello della tomba 2208, dove sul lato principale è raffigurata una Nike su quadriga. Un ultimo cratere con testa femminile con capelli raccolti nel sakkos rientra nei “vasi con teste” dello stesso gruppo.
Caratteri e stile della bottega del Pittore di Nicholson sono stati delineati in dettaglio proprio grazie ai numerosi esemplari rinvenuti a Montesarchio. Peculiari sono l’imponenza delle figure, talora occupanti in altezza l’intero campo del vaso, e l’uso abbondante del colore, con ricche sovraddipinture e coloriture in rosso diluito che movimentano i panneggi delle maestose figure femminili, ben messe in evidenza dal recente intervento di restauro.