Il crocifisso, posto sull’omonimo altare del santuario di Nostra Signora della Costa, fu commissionato ad Anton Maria Maragliano dall’abate Pier Francesco Borea, membro della più eminente casata sanremese e fautore di un rinnovamento artistico nella Sanremo di primo Settecento.
La paternità dell’opera e la sua datazione sono attestate da una fonte locale – il Manoscritto Borea –, dalla quale risulta il pagamento fatto nel 1723 a Maragliano di 699 lire per il crocifisso «compresa la sua croce ed ornamenti». La qualità del modellato, oggi pienamente valorizzata dopo il restauro, conferma il diretto intervento del maestro, riconoscibile nel modo di trattare panneggi e anatomia, così come nella peculiare fisionomia del volto di Cristo. La destinazione della scultura a ornamento di un altare – realizzato in contemporanea ad opera del marmoraro Gaetano Solaro – è motivo del tono più aulico e ponderato rispetto ai movimentati crocifissi processionali realizzati dall’artista.
La scultura si presentava in gravissime condizioni di conservazione, con profonde spaccature e deformazioni dei masselli all’altezza del torace e delle spalle. La superficie pittorica, fortemente annerita, appariva ricoperta di minuscole bolle di colore e risultava compromessa da ampie escoriazioni. L’intervento di restauro ha previsto lo smontaggio parziale della scultura, la disinfestazione, il consolidamento e il reincollaggio delle parti distaccate. La pulitura della superficie pittorica ha riportato in luce la raffinata cromia originaria, affiorata al di sotto di una serie di ridipinture. Protagonista della grande stagione barocca genovese, Anton Maria Maragliano seppe conquistare una posizione di indiscusso primato in ambito ligure nella realizzazione di simulacri lignei destinati a chiese e oratori di confraternite, grazie a un linguaggio raffinato e di immediata presa, sostenuto da un’elevatissima capacità tecnica. Nell’ambito della produzione appartenente alla fase della piena maturità artistica dello scultore, il crocifisso di Sanremo rappresenta una delle opere più significative.
Francesca de Cupis