Prima che fosse restaurato il dipinto si presentava detensionato con delle macroscopiche ondulazioni della tela di supporto, provocate verosimilmente da un eccessivo calore. L’imbrunimento dei colori era imputabile al fumo denso e appiccicoso, scaturito dalla combustione di materiali ignifughi, con cui l’opera era stata a contatto per un lungo periodo, a causa di un incendio divampato nella chiesa.
Il dipinto è inserito entro una non coeva cornicetta perimetrale lignea intagliata e proviene da uno degli altari laterali della parete destra dell’unica navata della chiesa di Sant’Andrea di Saltocchio, località che dista solamente sei chilometri da Lucca. Esso raffigura un pallido Gesù Cristo crocifisso, circondato da due teneri angioletti e da tre santi, vale a dire Francesco, con una croce nella mano destra e con le stimmate in evidenza sulle mani e sul costato, un piangente Antonio da Padova, accompagnato da un giglio e da un libro, e Maria Maddalena inginocchiata ai piedi della Croce e facilmente riconoscibile grazie alla presenza di un’ampolla per gli unguenti, di un libro e di un teschio, memento mori legato al tema della vanitas. Le due opere che Gaspare Mannucci realizzò per la chiesa di Sant’Andrea di Saltocchio, cioè il nostro dipinto e uno Sposalizio mistico di santa Caterina d’Alessandria alla presenza di san Domenico, sono ricordate da Patrizia Giusti Maccari in un contributo apparso nel 1994 sulle pagine del catalogo della mostra La pittura a Lucca nel primo Seicento, nel quale ha tentato di ricostruire la personalità dell’artista di origini fiorentine.
Nel corso del restauro si è deciso di mantenere inalterato il fondo ocra, in quanto risultato dell’ossidazione di un’originale velatura azzurra o grigia scura, e soprattutto è emerso un dettaglio significativo, in altre parole la discrepanza tra il ductus pittorico del Cristo, della Maddalena e degli angeli, di buona qualità, rapido e non particolarmente materico, e quello dei santi Francesco e Antonio da Padova, la cui conduzione è incerta e la cui materia cromatica è sicuramente sovrapposta a uno strato di fondo a olio già polimerizzato, segno evidente di un’aggiunta più tarda. Infatti, la pulitura e la verniciatura hanno evidenziato la differente qualità stilistica tra i due santi francescani e il resto della composizione, rivelando il successivo intervento di un anonimo artista. Quest’ultimo, a causa del divario stilistico, non potrà essere ricercato nell’alveo della grande e organizzata bottega di Gaspare Mannucci, al cui interno emergono le figure del figlio primogenito Pier Filippo e di Tiberio Franchi, ma forse, a seguito di un cambio di gusto, potrebbe aver modificato l’iconografia del dipinto, aggiungendo i due santi francescani, negli anni risalenti all’ultimo intervento in stile neoclassico effettuato sulla chiesa di Sant’Andrea di Saltocchio, ossia tra il 1760 e il 1800.