Il grande dipinto centinato del Cenacolo di Fuligno a Firenze, posto entro una cornice rettangolare ottocentesca, è ricordato dal 1755 come opera del Perugino nel convento fiorentino delle suore agostiniane dette Poverine Ingesuate, dove risultava collocato sull’altare maggiore della chiesa dedicata a San Girolamo, santo che compare con la Vergine a fianco al Crocifisso. A seguito della soppressione napoleonica del convento, divenuto poi caserma Cesare de Laugier, la tavola pervenne nel 1808 alla Galleria dell’Accademia dove rimase fino al 1864, per essere poi trasferita nel 1922 nella sala capitolare dell’ex convento di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, accanto allo splendido affresco con la Crocefissione e santi eseguito dallo stesso Perugino tra il 1493 e il 1496, assai vicino alla pala del Fuligno. Dopo un breve trasferimento nei depositi degli Uffizi nel 1944, tornò in quel luogo dove subì i danni dell’alluvione del 1966; dopo i primi interventi di restauro nei laboratori della Fortezza da Basso, l’opera fu riconsegnata alla Soprintendenza (depositi di Palazzo Pitti) e successivamente oggetto di un piu ampio intervento nel 1994, a seguito del quale fu esposta in mostra alla Galleria Palatina (Capolavori sconosciuti a Palazzo Pitti. Restauri di dipinti dal XIV al XVIII secolo, 1995-1996). Dopo una permanenza nel Museo del Cenacolo di San Salvi, nel 2005 la pala ha trovato posto nel Cenacolo di Fuligno, vicino all’affresco con l’Ultima Cena del Perugino, destinato da allora a museo del peruginismo a Firenze.
Dopo i danni dell’alluvione e a vent’anni di distanza dall’ultimo intervento, il dipinto si presentava in discrete condizioni conservative ma con un intervento di pulitura non approfondito e vecchi restauri alterati. L’attuale restauro ha restituito piena leggibilità all’opera, della quale è emersa l’omogenea alta qualità e l’elevata tecnica di esecuzione, attestata anche dalle analisi e indagini eseguite, nonchè l’intenso lirismo proprio del periodo dei suoi capolavori. Può quindi esserne confermata la piena autografia da parte del Perugino – che la eseguì non oltre i primi anni del secolo XVI – in alcuni casi messa in dubbio dalla critica, che si e limitata a ripetere il luogo comune della sua esecuzione nel periodo di decadenza con ripetizione di modelli gia utilizzati e partecipazione della bottega e di aiuti, con l’eccezione di Angelo Tartuferi che ha visto nella Crocifissione del Fuligno il precedente ideale della Crocifissione di Raffaello per Città di Castello (1503).
Brunella Teodori