La croce è costituita da cinque lamine di rame dorato fissate a un supporto ligneo, ornate da smalti policromi – di colore blu, azzurro, bianco, giallo, rosso, verde – applicati secondo la tecnicachamplevé (per cui lo smalto viene distribuito entro appositi alveoli scavati sulla superficie metallica); il fondo è invece animato da una brulicante arborescenza (motivo a vermiculé) incisa.
Al centro campeggia Cristo crocifisso, la cui anatomia, schematicamente resa con fasce muscolari simmetriche, riceve grande scioltezza da un lieve moto sinusoidale. È coperto da un perizoma panneggiato e i suoi piedi sono inchiodati a un sostegno (suppedaneum) a forma di libro aperto, sotto cui appare Adamo sorgente dal sepolcro. Una tabella, recante l’iscrizione “Iesous Nazarenus Rex Iudeorum”, sovrasta il Cristo (titulus). Alle estremità della croce compaiono quattro figure. La lamina sommitale è abitata da un angelo recante un libro, mentre in quella inferiore vi è san Pietro, raffigurato con una lunga chiave in mano. Ai lati di Cristo si vedono, come se si librassero in volo, la Madonna e san Giovanni evangelista: l’una, con il gesto della mano appoggiata al volto, esprime il suo dolore; l’altro regge tra le mani il Vangelo.
Questo pregevole manufatto proviene da Limoges (in Aquitania, Francia), città che in epoca medievale fu un importante centro dell’arte dello smalto. Realizzata nell’ultimo quarto del XII secolo da un atelier denominato Au Christ émacié, la croce nell’Ottocento pervenne nelle collezioni del nobile milanese Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Per qualità esecutiva e accurata resa del dettaglio, l’opera è da considerarsi uno dei migliori esemplari fra le più antiche croci limosine oggi superstiti.
Da notare come il programma iconografico della croce realizzi un vero proprio compendio della teologia cristiana: la discesa del Verbo dal cielo alla terra (simboleggiata dall’angelo), il sacrificio salvifico di Gesù (il Crocifisso), la discesa dello Spirito Santo per la redenzione del peccato originale (Adamo), l’incarnazione (la Vergine), la rappresentanza terrena di Cristo (san Pietro), il ritorno di Cristo (l’angelo e san Giovanni, autore dell’Apocalisse); la ramificazione sullo sfondo, infine allude all’albero della vita (arbor vitae) ovvero della nuova vita generata dal sacrificio di Cristo.
La croce è stata smontata nelle sue parti. Gli smalti presentavano margini scheggiati e irregolari, erano staccati dal supporto metallico in prossimità delle zone a smalto perduto e mostravano una ridotta compattezza della materia. Utilizzando dei solventi (trielina e acetone), sono state rimosse alcune grossolane integrazioni riferibili a un restauro precedente. Le sedi a smalto perduto e le altre parti metalliche sono state pulite con tensioattivi e solventi e quindi protette con resina acrilica, mentre gli smalti sono stati consolidati. Le lacune sono state nuovamente integrate con vernici colorate. L’opera è stata infine ricomposta.
Redazione Restituzioni