Con le figure fantastiche dalla testa d’uomo e il corpo d’animale, il drago-demone, i sigilli salomonici e le altre complicate incisioni sembra quasi che l’ignoto artefice di questa croce reliquiario abbia voluto conferire alla sua opera un carattere enigmatico.
La croce è costituita da un’anima di legno di noce sagomata, bordata esternamente da una sottile lamina d’argento larga circa 3 cm. Le due face sono simili e coperte, all’incrocio dei bracci, da una lastra metallica a forma di croce, con un foro centrale circolare e quattro aperture sulle estremità. Alle estremità dei bracci quattro lastre metalliche dorate con finitura a dentelli e foro centrale circolare sono infisse nel legno per mezzo di chiodi terminanti con grani di corallo. I vani rettangolari dovevano custodire reliquie non conservate ma di cui resta traccia nei resti di ceralacca velati di stoffa, che sono i resti dei sigilli posti a seguito di qualche verifica vescovile. La parte inferiore del reliquiario è in rame dorato, di fattura piuttosto grossolana e serviva a sostenere la croce durante le processioni o i funerali, funzione alla quale sembra essere stata destinata fino ad epoca relativamente recente. Il nodo globulare con decorazioni vegetali a filigrana che assicura il supporto alla croce non sembra contemporaneo. Durante il restauro si è infatti potuto osservare chiaramente che la filigrana è stata maldestramente tagliata nei punti di attacco.
I motivi delle incisioni sulle lastre metalliche sono tipici dell’arte medievale e rimandano al mondo dei miniatori francesi e inglesi del Trecento. La somiglianza con i lavori di Berardo da Teramo suggerisce di identificare nel miniatore abruzzese il tramite attraverso il quale questi motivi sono stati ripresi dall’ignoto incisore della croce reliquiario. Da questo e da altri confronti con oggetti simili provenienti da Lanciano, Grotte di Castro, Camerino e Molfetta, è certa la datazione alla seconda metà del XIV secolo.
Essendo stata usata come croce astile per secoli, l’opera si presentava prima del restauro in un pessimo stato di conservazione, con numerose lacune e abrasioni, talmente profonde da aver provocato, in alcuni casi, la scomparsa delle incisioni. Smontate tutte le parti rimovibili, per prima cosa è stata consolidata la struttura in legno, incollandone le parti staccate e stuccandone le lacune. Le parti metalliche sono state sgrassate dalle tracce di cera, ripulite asportando i solfuri d’argento con impacchi d’alcool e bicarbonato di sodio, infine lavate in acqua deionizzata. La fascetta perimetrale d’argento, particolarmente fragile, non è stata rimossa e il trattamento con acqua deionizzata è stato fatto a tampone. Completata la pulitura, a tutte le superfici è stata applicata una resina protettiva, al fine di garantire preventivamente la migliore conservazione del manufatto.
Redazione Restituzioni