La croce processionale presenta sul recto il Cristo in croce con Maria e san Giovanni (ai lati), san Michele Arcangelo (in alto) e il patriarca Abramo (in basso); sul verso, la Madonna in trono con Bambino attorniata dai simboli dei quattro evangelisti. Si tratta di un’iconografia piuttosto tradizionale, diffusa a partire dal XIII secolo anche in area veneta.
La croce di San Tommaso Agordino costituisce una delle testimoniance più antiche di oreficeria sacra ancora presenti nel territorio bellunese, nonostante le gravi spoliazioni subite in età napoleonica.
La peculiarità del prezioso oggetto risiede in alcuni elementi stilistici rilevabili soprattutto nelle due figure centrali. L’espressività del Cristo, dal corpo fortemente arcuato e dal volto teso e sofferente, rinvia al tipo iconografico del “Christus patiens” trasmesso da Giunta Pisano e da Cimabue agli ambienti artistici umbri e da lì giunto, in conseguenza della rapida diffusione del francescanesimo, anche a Venezia e nella terraferma. Sulla stessa linea si colloca la tensione che si fa corpo nella postura della Vergine e nel volto del discepolo, affine ai moduli predominanti nell’arte della seconda metà del Duecento. Siamo sempre nello stesso ambito stilistico con l’espressionismo naturalistico evidente nella rappresentazione simbolica dei quattro evangelisti, nel ‘verso’ della croce, mentre di ispirazione più direttamente bizantina è la Madonna in trono, che sembra essere debitrice, per vicinanze tipologiche, alla Madonna dei Servi di Cimabue a Bologna.
La croce è stata innanzitutto smontata. Si è poi proceduto al consolidamento dell’anima lignea. La pulitura delle lamine è avvenuta inizialmente a secco (con batuffoli di cotone imbevuti di solvente) e poi rifinita per via chimico-meccanica, con l’uso di cilindretti di legno e bicarbonato di sodio. Sono stati effettuati lavaggi in acqua demineralizzata; mediante l’uso di solventi volatili e circolazione forzata d’aria calda si è proceduto alla completa disidratazione delle parti. I chiodini originali e le sfere in rame dorato sono stati puliti tramite immersione in una soluzione acquosa di Sali di Rochelle diluiti al 30%. Le sfere, che decorano il perimetro dela croce, sono state poi rifinite con il bisturi e in seguito protette con cera microcristallina. Grazie alla saldatura a stagno nel retro dello sbalzo di lamine d’argento dello spessore di 2/10mm sono state messe in sicurezza le lamine che più davano preoccupazioni di rotture e perdite. È stata realizzata una nuova copertura del profilo della croce mediante una lamina d’argento dello spessore di 2/10 mm, per sostituire quella, grossolana, inserita in un precedente intervento. Prima di ricostituire la croce, tutte le superfici sono state sgrassate e protette con vernice antiossidante. Il nodo in rame con innesto a tubo è stato pulito (a secco con l’uso esclusivo di solventi) e protetto anche se si è ritenuto di non ricollocarlo sul puntale ligneo della croce. È stata invece studiata una forma piramidale per l’esecuzione di una base che possa permettere l’esposizione in posizione verticale dell’oggetto.
Redazione Restituzioni