Raro e prezioso esempio di oreficeria medievale francese, la Croce processionale conservata nel Museo Poldi Pezzoli di Milano colpisce per raffinatezza d’esecuzione e preziosità di materiali.
L’opera è costituita da una lamina di rame in un unico pezzo, senza giunture ai bracci, dorata e incisa su entrambi i lati; ai bordi è invece percorsa da una fascia con un motivo a “S” continuo, mentre la restante parte del fondo è incisa a motivi vegetali. Sulla faccia principale è collocata la figura di Cristo, con folta barba e baffi spioventi, privo di aureola e di iscrizioni; alle estremità di ogni braccio è applicata una placca a quattro lobi, ornata da quattro piccole pietre e una grande pietra centrale. Alle estremità del braccio orizzontale sono invece collocate le figure di Giovanni Evangelista e della Vergine, mentre alla sommità si trova la figura di un santo. Sul retro, nel centro, è inciso il Cristo seduto e con un libro in mano, secondo la tipologia bizantina del “Pantokrator”, mentre le estremità sono corredate dai quattro simboli degli evangelisti (il Tetramorfo).
La croce è stata acquistata sul mercato antiquariale da Giuseppina Vezzani Dossi negli anni Settanta. E’ stata quindi donata nel 2006 al Museo Poldi Pezzoli, dove fu subito esposta nella Sala degli Ori.
L’opera è classificata nel quarto tipo delle croci di Limoges: è infatti tutta in metallo, priva di smalti e le estremità dei bracci terminano con decorazioni a giglio di Francia. Altri dettagli, come ad esempio la terminazione a stella dei bracci nel raccordo centrale, consentono di collocare l’opera fra l’ultimo quarto del XIII e i primi decenni del XIV secolo.
Il restauro è stato determinante per recuperare la corretta fruizione dell’opera, che si trovava in uno stato di conservazione alterato, sia nella doratura, abrasa in larga parte nel retro, sia nelle superfici metalliche, ossidate in vari punti. L’intervento, consistente soprattutto nella pulitura e rimozione di incrostature, ha riguardato anche la reintegrazione di alcuni punti manomessi e deformazioni, concentrate soprattutto nella figura di Cristo in croce che appariva col volto infossato, i polsi spezzati e i piedi fortemente ritoccati, tanto da non riconoscerne l’appartenenza alle rispettive gambe. Un altro punto “critico” ha riguardato la figura del santo in alto, concepita in origine per sporgere all’esterno del braccio della croce e che in un certo momento fu ridotta nelle dimensioni in modo irreversibile. L’intervento è stato effettuato secondo un rigoroso principio di prudenza, che ha permesso il recupero e il rispetto della storia dell’opera.
Redazione Restituzioni