L’autore della croce, commissionata per la chiesa di Santa Lucia di Magliano dei Marsi, la cui edificazione risale al periodo compreso tra il XIII e il XIV secolo, stravolge la coerenza del programma iconografico inserendo la figura della santa nel verso, all’incrocio dei bracci, al posto del Redentore benedicente. Il terremoto che il 13 gennaio 1915 distrusse completamente la citta di Avezzano e molti altri centri della Marsica, coinvolse l’opera nel rovinoso crollo della chiesa di Santa Lucia. Recuperata tra le macerie, restaurata nel 1932, custodita all’interno del Castello dell’Aquila a partire dagli anni 1949-1950, la croce ben rappresenta la produzione orafa regionale, orientata da sempre a oggetti di natura devozionale, segno della forte religiosità abruzzese.
Per caratteri stilistici, e senz’altro da collocare nel Seicento e da ricondurre alla scuola aquilana, ma la mancanza di punzonature, di cui si andava ormai perdendo l’uso, ha impedito di collegarla a una delle scuole di oreficeria attestate nel territorio abruzzese. La croce presenta, tuttavia, un interessante segno distintivo, riferibile alle iniziali dell’autore, cioè il monogramma ≪PF≫. Secondo il soprintendente Mario Moretti, che nel 1972 leggeva unicamente la lettera ≪F≫, omettendo la ≪P≫, il marchio risulta di difficile interpretazione. Per tentare di risalire a un’attribuzione plausibile circa l’autore, sono stati analizzati i verbali delle assemblee generali degli iscritti all’Arte degli Orefici, risalenti al XVII secolo. All’Aquila ci troviamo di fronte a circa una dozzina di laboratori a cui e possibile attribuire la croce, basandosi sull’indagine stilistica e sulle iniziali ≪FP≫, che potrebbero richiamare i nomi di Fabrizio Pipino e Francesco Pedone (o Petano). In particolare il Pipino risulta una delle figure più rappresentative e rispettate all’interno della corporazione degli orefici aquilani nella prima meta del Seicento. Riguardo la cronologia dei restauri effettuati, nel 1932 la croce e stata erroneamente ricomposta, con l’immagine della Vergine spostata sul verso al posto di Matteo, e sono stati applicati degli inserti in ferro che ancorano la lamina d’argento all’anima lignea.
Il restauro attuale è consistito nello smontaggio integrale della croce volto a un intervento differenziato sulle singole componenti, basandosi sulla natura materica e sullo stato di conservazione. Su ogni elemento sono state eliminate le ossidazioni ed effettuato il ripristino formale delle deformazioni e degli schiacciamenti. Questi interventi, unitamente al consolidamento delle fratture e alla rimozione di elementi spuri inidonei, hanno permesso di ridonare nuova luce a questa opera importante nel panorama dell’oreficeria sacra della Marsica.
Andrea Bangrazi, Antonella Lopardi