La croce dipinta raffigura Gesù crocifisso secondo la tradizione del Cristo sofferente (patiens). La testa reclinata sulla spalla e gli occhi chiusi, il corpo incurvato in uno spasimo di dolore, indicano il momento in cui Cristo muore vinto dalla sofferenza. Sulla sommità della croce è riportato il monogramma IC XC (Iēsoùs Christòs). Al di sopra, in un riquadro (cimasa) è raffigurato il Redentore benedicente e recante nella mano sinistra il globo.
La croce, attualmente nella raccolta della Fondazione Cini di Venezia, presenta vari problemi dal punto di vista storico-critico. È ritenuta da alcuni studiosi opera fiorentina dell’ultimo quarto del Duecento, nonostante la difficile coesistenza di elementi che rimandano a Giunta da Pisano (notizie dal 1229 al 1254) accanto a caratteri più moderni che ricordano Cimabue, presenti nel modellato (attivo tra il 1270 e il 1300 ca). A fronte di alcune particolarità iconografico-stilistiche altri studiosi si mostrano invece cauti e mettono in dubbio la genuinità dell’opera. Molto particolare, per una croce dipinta di queste dimensioni che riprende l’iconografia del Cristo patiens, risulta l’assenza, agli estremi dei bracci della croce, dei tabelloni con le figure di Maria e San Giovanni dolenti, inoltre, il fatto che la croce alla quale è appeso il Cristo sia tripartita in tre strisce marroni longitudinali di tonalità digradanti (uso adottato in alcuni affreschi, ma mai per le croci dipinte) e la raffigurazione, nella cimasa, del Redentore benedicente recante il globo (un unicum nell’ambito delle croci toscane) aprono una serie di interrogativi. Oltre a tutto ciò, la superficie pittorica appare esile, come priva della fitta tessitura per sottili pennellate che caratterizza la condotta pittorica dei seguaci di Giunta e Cimabue, ed è ravvivata da larghe pennellate chiare che disegnano il costato e la muscolatura di Cristo, caratterizzate da una libertà di tratto che non trova confronto con la pittura toscana del Duecento. Non è perciò da escludere che si possa trattare di un dipinto moderno che imita nello stile e nei materiali le croci dipinte del XIII secolo.
Lo strato pittorico dell’opera presentava molteplici e ampie lacune, riportate alla luce, eliminando precedenti ridipinture, durante un restauro compiuto nel 1984, e risultava abraso, come pure la foglia d’oro dello sfondo, che lasciava affiorare tracce del bolo rosso sottostante. L’intervento di restauro del 2004 si è occupato innanzitutto della disinfestazione del supporto ligneo dai tarli e del suo consolidamento. La superficie pittorica è stata sottoposta a pulitura e sono stati consolidati i sollevamenti del colore; sono state stuccate le mancanze e, dove era possibile la ricostruzione del disegno, le lacune sono state reintegrate con ritocchi pittorici.
Redazione Restituzioni