La croce, in cristallo di rocca, è profilata da una cornice d’argento decorata da racemi vegetali e da figurine di angeli e profeti. Sul recto si ammira la scena della Crocifissione: Gesù in croce è sormontato dal Padreterno e dalla colomba dello Spirito Santo, a completare la Trinità; la Maddalena è inginocchiata davanti alla croce, mentre ai lati compaiono la Madonna e san Giovanni, i quali poggiano su tralci a cornucopia in cui sono racchiuse due medaglie con la sigla della Scuola di San Teodoro. Sul verso, san Teodoro conficca la lancia nella bocca del drago alato.
Il nodo è costituito da un elaborato tempietto architettonico tardogotico, con otto nicchie, decorato da quattro dottori della Chiesa, quattro evangelisti, da profeti e angeli.
Il piedistallo triangolare, in bronzo, presenta zampe leonine ed è ornato da busti di sfingi, putti, medaglioni con l’immagine del santo e da stemmi.
La vetrina, in cui è custodita l’oreficeria, è sostenuta da una struttura in ferro con elementi di ottone, che creano un effetto cromatico di contrasto; la croce poggia su una base sormontata da una lastra di antico porfido rosso.
Il prezioso manufatto fu realizzato per la Scuola di San Teodoro, antica confraternita di Venezia dedicata al santo soldato che fu patrono della città prima che vi giungessero le reliquie di san Marco. Oggi il pezzo è conservato alle Gallerie dell’Accademia, all’interno di una teca progettata nei primi anni Cinquanta da Carlo Scarpa.
Questa oreficeria, che parla un linguaggio raffinato, di estremo equilibrio, in cui si coniugano ricchezza e leggerezza, è un’opera di lettura assai complessa. Capolavoro di elevatissima qualità artistica, la croce si suppone eseguita nella seconda metà del Quattrocento all’interno di un’articolata bottega veneziana, forse da più mani, anche non locali: si colgono nella sua fattura tracce dell’arte rinascimentale portata a Venezia dagli artisti toscani – si vedano la gestualità della Maddalena e l’influenza di Donatello nel san Teodoro –, nonché la presenza di elementi gotici d’ascendenza nordica – si noti, ad esempio, il drammatico espressionismo di Cristo, della Madonna e di san Giovanni –. Il piedistallo, invece, fu aggiunto nel 1547, come si evince dall’iscrizione che reca la data di esecuzione, ad opera forse dello scultore Alessandro Vittoria.
Il nostro esemplare non è un prodotto isolato; altre splendide croci furono realizzate nell’ambiente lagunare del periodo, commissionate da altre istituzioni religiose, a documentare come i diversi gruppi sociali organizzati in città si sfidavano in gara di eleganza e ricchezza in occasione delle solenni funzioni religiose.
L’opera, che si presentava oscurata da polveri, gocciolature di cera e solfuri d’argento, è stato smontata e sottoposta a pulitura. Le superfici sono state sgrassate con cotone imbevuto in solventi organici. I solfuri d’argento sono stati rimossi con microtamponi imbevuti in alcool etilico puro, bicarbonato di sodio e carbonato di calcio e con l’impiego di punte sottili in legno o specilli in metallo. Si è proceduto con i lavaggi in acqua deionizzata e la disidratazione. Le parti in cristallo sono state pulite con microtamponi di cotone imbevuti in acqua deionizzata e tensioattivo. Infine le superfici sono state protette con resina nitrocellulosica.
Il piedistallo, offuscato da polvere, sporco, incrostazioni e sali di rame verdastri, è stato pulito ricorrendo a pennelli, tamponature di cotone imbevuto in solventi, specilli e bisturi; è stato poi disidratato e protetto con cera microcristallina.
L’intervento ha riguardato anche la teca di Scarpa. I vetri scheggiati sono stati sostituiti. La struttura di sostegno, che si presentava scura e opaca, è stata pulita dalla polvere, dallo strato di sporco eterogeneo e dagli strati di vernice e cere, ed è stata protetta con cera microcristallina.
Redazione Restituzioni