La formazione della cultura elitaria delle fasi arcaiche della collettività di Canusium è da tempo oggetto di importanti valutazioni nella letteratura archeologica anche in relazione al dibattito sul significato dei caratteri distintivi della proto-città daunia. Canosa/Toppicelli appare infatti configurarsi nella gerarchia dei luoghi come realtà archeologica di primaria importanza contrassegnata da aspetti edilizi monumentali e da rituali funerari complessi e differenziati.
I dati sono relativi alle indagini archeologiche che hanno interessato negli anni Settanta dello scorso secolo un’area prossima all’antico collegamento viario Ofanto abitato storico di Canosa e a ulteriori scavi promossi a seguito di interventi clandestini.
Quanto emerso dalla ricerca archeologica evidenzia una precisa caratterizzazione abitativa segnata da modelli elitari con modalità e tempi di attuazione che interessano un ampio arco cronologico tra la tarda età del ferro e il IV secolo a.C.
L’ambito culturale di riferimento, per quanto riguarda la selezione operata per il progetto Restituzioni 2013, e quello relativo agli aspetti maturi della facies arcaica daunia, fase che vede agglomerati abitativi con caratteri di stabilità e controllo del territorio di estrema visibilità negli spazi fisici del centro daunio di Canusium. Si tratta di una comunità numerosa e gerarchicamente strutturata, di ragguardevole estensione e con un notevole addensamento di presenze archeologiche. La monumentalizzazione degli apprestamenti abitativi, la specificità del pianoro naturalmente difeso posto tra l’arteria fluviale dell’Ofanto e il sistema orografico del centro storico, l’esistenza di aree agricole intensamente coltivate necessarie al sostentamento della comunità e di spazi destinati al pascolo e alla silvicoltura costituiscono alcuni degli aspetti fondamentali per l’analisi dell’insediamento.
Nel sito si possono ben cogliere differenziazioni verticali di rango nelle fasi finali del VII secolo a.C. e un’articolazione socio-culturale con distinzione di ruoli legati al sesso e all’età.
Fondamentale, ai fini della comprensione della cultura aristocratica e del lusso funerario di una comunità daunia del comparto meridionale della Daunia, è l’analisi della tomba 1/89 di Canosa/Toppicelli.
L’inserimento della sepoltura nel progetto Restituzioni 2013 appare scelta consapevole nel processo di analisi delle componenti culturali e dei complessi fenomeni che hanno segnato l’archeologia funeraria dell’area ofantina.
Inserita a pieno titolo tra le sepolture ‘principesche’di Canusium, la tomba 1/89 di Canosa/Toppicelli si distingue per il forte valore simbolico-ideologico degli oggetti di corredo.
Le modalità di seppellimento del personaggio femminile, membro di spicco della comunità tardoarcaica, erano enfatizzate dalla forte valenza monumentale della sepoltura deposta in una tomba a fossa di notevoli dimensioni e profondità con il perimetro esterno definito da più assise di blocchi parallelepipedi calcarenitici.
Non si hanno dati sul tipo di copertura, sconvolta dai lavori agricoli, ma l’esistenza nel pianoro di tombe con tumuli di ciottoli di fiume può sostanziare l’aderenza della tomba al modello dei grandi tumuli significativamente emergenti.
La donna deposta in posizione rannicchiata presentava un ricchissimo corredo d’accompagno in cui la reiterazione di vasi del Subgeometrico Daunio I e II, rientranti nel repertorio delle produzioni subgeometriche di fabbrica canosina dipinte con motivi bicromi, essenzialmente olle, attingitoi e brocche, e di bacili di bronzo, accentuava con criteri quantitativi la distinzione della donna. Il vasellame metallico appare essenziale per definire le modalità di contatto con la rete di scambi dalla Campania etruschizzata, secondo parametri di circolazione dei bacili con orlo perlinato e a tesa presenti in contesti di pari rilevanza del Melfese, distretto prossimo a Canusium, e nell’area sipontina adriatica. Anche gli oggetti riferibili all’abbigliamento sono segnati da notevoli capacità artigianali, come le complesse fibule di bronzo a occhiali con borchie coniche decorative e fascetta di raccordo sul retro o la maglia di anelli multipli concatenati con pendenti a fiaschetta. Alla donna è attribuibile una collana con vaghi d’ambra di varie dimensioni e sferette auree biconiche, rarissima attestazione, assieme al ben piu famoso pendente decorato con fili godronati e granulazione proveniente dalla tomba 13/75 dello stesso insediamento, di monili aurei appannaggio dei gruppi elitari dell’Apulia di età arcaica.
Ha un valore cerimoniale per il ruolo legato al consumo di bevande la phiale d’argento, reinterpretazione delle coppe di origine orientale, frutto di contatti diplomatici e importazione eccezionale in un quadro di forte sviluppo della comunità.
Lo stato frammentario della phiale non consente di apprezzare i caratteri morfologici dell’esemplare, contraddistinto da anse verticali fissate da chiodetti d’argento, ma l’estraneità della forma al panorama italico e il riferimento a una cultura toreutica di foggia orientale chiarisce l’eccezionalità della presenza.
Per ragioni espositive, e stata curata una selezione dei reperti del corredo, con materiali comunque sufficienti, nell’esemplificazione delle forme e nella selezione delle tipologie, a definire la portata aristocratica del complesso.
Marisa Corrente, Cristina Scialpi