Una fronte alta e prominente caratterizza la testa maschile, un uomo dallo sguardo fermo, colto nel pieno della maturità. Gli occhi sono leggermente sporgenti, gli zigomi larghi e le labbra carnose, disegnate con precisione. Due profondi solchi incidono le guance, seguendo parallelamente le due rughe più sottili che segnano, con sottile resa naturalistica, il lati della bocca. Tutto è minuziosamente descritto, dalla capigliatura con le ciocche contrapposte, al collo, solido e inciso da un fascio di rughe parallele.
La testa femminile rappresenta invece il ritratto, particolarmente intenso, di una donna non più giovane. Il volto largo, dalla fronte bassa e segnato da zigomi sporgenti, è connotato da un’asimmetria nella parte superiore, dovuta alla pendenza del sopracciglio e dell’occhio sinistro, più grande di quello destro; gli occhi sono ombreggiati dal marcato aggetto delle arcate sopraccigliari; le labbra, molto accentuale e carnose, conferiscono alla bocca un profilo ondulato. Un forellino trapassa il lobo sinistro, l’unico superstite, per l’inserimento di un orecchino metallico. Una massa compatta di capelli ondulati e suddivisi da una scriminatura centrale incornicia infine il volto, a evidenziare l’aria di sobria eleganza che definisce l’opera.
Il ritratto virile fu rinvenuto nel 1966 nel sepolcreto della via Annia presso Altino. La scultura, eseguita secondo gli stilemi del realismo tardoellenistico, è riconducibile alla fine del I secolo a.C.
Non è chiara la funzione del reperto, se sia parte di una statua, da ricondurre nel perimetro recintale, o se sia invece un ritratto autonomo, da riferire alle balconate delle fronti. Anche il ritratto femminile, rinvenuto nel 1969, proviene da Altino. La scultura, considerata una delle espressioni più alte della produzione tardoaugustea degli atelier altinati, mostra rispetto ad altri ritratti coevi una variante, rilevabile nella presenza dei due boccoli che scendono ai lati del collo anziché delle trecce annodate sulla nuca degli altri esemplari. La variante è stata ricondotta alla natura della scultura, che doveva essere parte di una figura intera, che poteva stagliarsi da un altorilievo funerario o forse anche dalla nicchia di un mausoleo a edicola.
La superficie del ritratto maschile, segnata da scheggiature, era ricoperta da polveri e depositi di prodotti di ricarbonatazione. Sul lato destro della testa erano concentrate macchie bituminose, mentre risultavano tracce di sfregamento sulle ciocche dei capelli. L’intervento è iniziato con la pulitura e la rimozione delle incrostazioni. Sono state quindi attenuate le macchie bituminose (con compresse di sepiolite) e rimosse alcune sgocciolature di colore nero a smalto rilevabili sulla nuca. In fase conclusiva si è proceduto a stuccare un alveolo alla radice del naso, a riequilibrare ad acquerello le discontinuità cromatiche e ad applicare un film finale di cera carnauba.
Per il ritratto femminile, segnato da scalfitture e lacune, si è proceduto con la pulitura dei depositi di polvere e l’asportazione di incrostazioni. Sono state quindi rimosse alcune sgocciolature di vernice presenti nel retro. Una minuta scaglia marmorea pertinente a una ciocca della capigliatura sul lato destro del ritratto, già parzialmente distaccata, è stata rimossa, riadesa e stuccata. L’intervento di restauro si è concluso riequilibrando ad acquerello le discontinuità cromatiche e applicando un film finale di cera.
Redazione Restituzioni