La vergine Lucia, con un gesto che dichiara l’intensità di una fede incrollabile, riceve l’Eucarestia sfidando l’autorità imperiale che, dopo averla torturata, la vuole costringere all’abiura: di lì a poco la morte la coglierà.
La scena è ambientata nel sagrato di un tempio classico, di cui si intravede l’elegante quinta architettonica. In primo piano risalta la santa martire, avvolta in morbide vesti e inginocchiata per terra, con le mani incrociate sul petto e gli occhi chiusi sull’ostia che il sacerdote le porge. A ricordare la tortura subìta è, sul gradino alla base della pala, il pugnale con cui Lucia è stata trafitta e un piatto con i suoi occhi, immancabile attributo iconografico. Alle spalle della martire troviamo un’ancella, che volge lo sguardo a terra, cercando di nascondere il proprio dolore, e la figura profilata del devoto committente, il procuratore de supra Nicolò Corner, accompagnato dal figlio quindicenne Giulio, futuro senatore.
Piuttosto trascurata dalla storiografia passata e dalla critica recente, la piccola pala si rivela invece, fra le opere veneziane di Giambattista Tiepolo, una delle più impegnative e di maggior interesse. L’opera infatti si distingue per l’alta tenuta qualitativa e l’espressività, che vanno spiegati alla luce del privilegiato rapporto che legava Giambattista Tiepolo ai committenti, i Corner di San Maurizio.
Purtroppo la storia della pala è stata segnata da una sfavorevole vicenda conservativa, dovuta a incauti restauri, che ne hanno a lungo compromesso la fortuna critica. Si tratta comunque di un’importante testimonianza, collocabile (sulla base di raffronti stilistici) intorno al 1545.
In particolare va sottolineata la compiutezza del testo pittorico rispetto al suo modello preparatorio, già segnalato da Pompeo Molmenti (1909) e ora custodito a Milano nelle Raccolte civiche del Castello Sforzesco. La versione finale presenta notevoli varianti e, nel complesso, una maggiore finezza linguistica, segno di un’elaborazione artistica più matura.
Il restauro ha inteso porre rimedio ai danni causati da un intervento tardo-ottocentesco. Altresì, ha arrestato il processo di sollevamento del colore della preparazione, causa l’alterazione delle colle utilizzate nella vecchia foderatura. E’ stata realizzata inoltre una nuova foderatura, preceduta dal fissaggio del colore originale e della sua preparazione mediante foderatura a resina.
La superficie pittorica è stata accuratamente ripulita dalle ossidazioni e dai rifacimenti a olio e vernice, che avevano profondamente svisato il tessuto pittorico di Tiepolo.
L’intervento si è concluso con l’integrazione pittorica, particolarmente impegnativa nel settore inferiore e di destra e con stesure di vernice protettiva e antiriflettente.
Redazione Restituzioni