Nella produzione del pittore cremonese Vincenzo Campi, il dipinto si impone decisamente come una delle sue opere più significative, per la struggente intensità emotiva. Abbastanza incerta rimane ancora l’ubicazione originaria che si ipotizza possa corrispondere, nella città di Cremona, alla chiesa scomparsa di San Nicolò. Era stata avanzata anche l’idea che la tela potesse far parte di un importante trittico, interamente di Vincenzo Campi, comprendente il dipinto, attualmente al Prado, raffigurante Cristo che viene inchiodato alla croce, e una Crocifissione, ora perduta, che si doveva collocare ovviamente al centro.
Il genere del Compianto rappresenta una delle figurazioni più ricorrenti nell’opera di Vincenzo, che in questo tema religioso, di forte pathos, sembrava aver trovato gli elementi espressivi a lui più congeniali. A tale riguardo si ricorda a Cremona la Deposizione della chiesa dei Santi Siro e Sepolcro e a Bordolano e ancora a Cremona i Compianti rispettivamente delle chiese di San Giacomo e dell’Ospedale Nuovo e pure della cattedrale: opere assai vicine alla presente per la forte componente emozionale e la resa naturalistica delle figure e dei particolari, evidenziati spesso da un uso particolarmente marcato, e quasi violento, della luce. E come nel dipinto del Duomo, anche in questo del museo cremonese Campi volle accentuare il valore devozionale inserendo la figura adorante di san Francesco d’Assisi, più volte indicato come il novello Cristo. Il naturalismo verso il quale l’autore sembra volgere la sua pittura, dimostrando in tal senso la vena più autenticamente lombarda del suo linguaggio, ben si evidenzia nella resa materica del saio del santo o della matassa delle funi in primo piano.
Ma certamente il centro emotivo dell’intera scena è «il volto sconvolto della Maddalena che sembra urlare davanti allo spettatore tutta la sua disperazione» (Franco Paliaga). Per questa immagine, dalla pregnante valenza realistica, si ipotizza che l’artista possa essere ricorso a una modella ritratta dal vero.
Giovanni Rodella
Foto: Fotostudio Rapuzzi