• SEGUICI SU
  •  
  •  
  •  
  •  
  • GALLERIE D’ITALIA
  • COPYRIGHT
  • CONTATTI
  • GALLERIE D’ITALIA
  • COPYRIGHT
  • CONTATTI
    • IL PROGETTO
    • LE EDIZIONI
    • LE PUBBLICAZIONI
    • VIDEO
    • Restituzioni
    • Restituzioni monumentali
    • Spin-Off
    Torna a Restituzioni 2006

    Ciborio di Anastasia

    Data: VI-VII secolo
    Artista: Manifattura protobizantina (?)
    Tecnica/Materiale: Marmo preconnesio
    Dimensioni: 63 x 43,5 x 44,5 cm
    Provenienza: Bisanzio
    Collocazione: Venezia, Basilica di San Marco, Tesoro (Inv. 12)
    Edizione: Restituzioni 2006
    Autore scheda in catalogo: Maurizia De Min
    Restauro: Corinna Mattiello
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Archelogici del Veneto

    Il nome di Anastasia deriva da ana, che vuol dire “sopra” e stasis, che vuol dire “si alza in piedi” oppure “stato” poiché dai vizi e dai peccati si alzò nella virtù» (Jacopo da Varazze, Legenda aurea). Anastasis è la resurrezione e la conversione, il passaggio dallo stato prostrato a quello di elevazione spirituale, ed era il nome che gli antichi cristiani davano ai pagani battezzati, rinati per fede.

    Scheda breve

    Il piccolo monumento in marmo riproduce, in dimensioni ridotte, il modello di un ciborio, ovvero il baldacchino che proteggeva l’altare eucaristico nelle chiese medievali. È a base quadrangolare ed è sostenuto da quattro colonnine, con capitelli decorati da foglie d’acanto e rosette. Sulle colonne si imposta una cupola con archi a tutto sesto, ai cui incroci sporge una palmetta. Sulla superficie esterna dell’arco frontale e di quello di sinistra corre un’iscrizione dedicatoria in greco, che recita: “in voto e per la salvezza della gloriosissima Anastasia”.

     

     

    Il manufatto appartiene al Tesoro di San Marco e trova un suggestivo paragone nella grande edicola che sovrasta l’altare maggiore della Basilica veneziana. È probabile che l’oggetto fosse originariamente posto su un altare della cattedrale, impiegato come tabernacolo o reliquiario.

    Il piccolo ciborio proviene da Costantinopoli e dovette giungere a Venezia dopo la presa di Bisanzio da parte dei crociati nel 1204. Da un punto di vista stilistico è inquadrabile nell’epoca protobizantina (VI-VII secolo). L’opera rientra forse in una categoria di marmi a produzione seriale realizzati da laboratori dell’isola di Proconneso (odierna Marmara) e destinati a una committenza di donatori o di comunità religiose per l’arredo delle proprie chiese.

    L’elemento più interessante e più problematico è rappresentato dall’iscrizione. Una delle possibili letture identifica in “Anastasia” il nome della donatrice, una nobildonna vissuta alla corte di Bisanzio sotto l’imperatore Giustianiano (527-565). Un’altra ipotesi, basata sul significato della parola greca anastasis (“resurrezione”), interpreta il monumento come la raffigurazione del ciborio del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Più recentemente, l’“Anastasia” del pezzo è stata messa in relazione con il titolo che Gregorio Nazianzeno, vescovo di Costantinopoli tra il 379 e il 381, attribuì a una cappella e a una comunità della capitale: si trattava di una congregazione di fede nicena, assurta a simbolo di resurrezione (anastasis) poichè difendeva l’ideologia ortodossa dalla minaccia dell’eresia ariana. Nei pressi della cappella, sul finire del IV secolo, venne edificata una chiesa anch’essa chiamata Anastasia: forse il marmo proviene proprio da questo santuario, al quale dovette essere offerto in dono nel VI secolo.

     

     

    Le superfici del ciborio erano rivestite da strati di sostanze grasse e cerose e di nero fumo con conseguente alterazione del colore. La pulitura è stata eseguita con tamponature di cotone e  tricloroetilene, con applicazioni a tampone di acqua deionizzata, con una soluzione di bicarbonato d’ammonio e tensioattivo ove necessario e, infine, con risciacqui in acqua deionizzata. Le concrezioni non solubilizzate sono state rimosse con bisturi. Le superfici sono state consolidate con resina acrilica e protette con cera microcristallina.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Durante
    Durante

    Particolare durante il restauro

    Particolare durante il restauro

    Particolare durante il restauro

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2006

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Vicenza 2006

    Altre opere dell'edizione

    oreficeria

    Due catene da orologio (Collana di Ganimede, Collana di Perseo); Due bracciali (Collana di Patroclo, Catenella del sacrificatore)

    corredo funerario

    Gruppo di quattordici anelli e sette gemme incise

    scultura

    Altare funerario ottagonale

    scultura

    Ara funeraria con scena di banchetto

    https://restituzioni.com
    Dichiarazione di accessibilità Privacy policy INTESA SANPAOLO