Nel 628 l’imperatore Eraclio donò al patriarca Primigenio di Grado la cattedra di San Marco: la notizia è registrata dalle cronache veneziane a partire dall’XI secolo. Meno sicure sono le informazioni sul passaggio a Venezia: è probabile tuttavia che il trono sia stato spostato in occasione del trasferimento del titolo patriarcale da Grado a Venezia nel 1451. Giunta a Venezia la cattedra ebbe varie collocazioni fino a quando nel 2004, per volere del patriarca Angelo Scola, fu riportata entro il coro e posta lungo il pilastro destro. Si tratta di una cattedra reliquiario: nel senso che non fu mai utilizzata come una vera cattedra, come del resto pare confermato anche dalle ridotte dimensioni, ma svolse invece la funzione di un vero e proprio oggetto di culto. Alla conservazione delle reliquie, custodite nei due vani, laterale e posteriore, si affiancava l’esposizione dei Vangeli, secondo un uso attestato già nel concilio di Efeso del 431. Il libro, aperto, veniva cioè appoggiato sul piano di seduta; ecco perché tra l’altro il rilievo sulla spalliera non parte dall’inizio dello schienale, ma solo da una certa altezza.
L’opera presenta un programma iconografico complesso, ma chiaramente ispirato all’Apocalisse di Giovanni: sulla base frontale è scolpito un motivo a zigzag che pare simboleggiare il mare; sulla spalliera si trova la raffigurazione dell’Agnello sul monte del Paradiso (Ap. 22,2) da cui partono i quattro fiumi e le radici dell’albero della vita; sul disco sono raffigurati gli evangelisti, due per parte, che reggono la croce gemmata; altri temi giovannei sono i quattro viventi a sei ali (Ap. 4,4) disposti rispettivamente due sul retro della spalliera (aquila e leone) e due sui braccioli (uomo e bue). Anche le palme e l’albero della vita ribadiscono l’ispirazione apocalittica del soggetto. Queste raffigurazioni potrebbero alludere ad una presentazione per immagini dell’etimasia, ossia della «preparazione del trono», motivo iconografico di origine orientale che intende esprimere la presenza invisibile di Cristo nei luoghi di riunione liturgica. In diverse realizzazioni (San Giorgio di Salonicco, Ravenna, in vari codici miniati bizantini) il trono su cui sono presentati i Vangeli aperti è posto tra l’imperatore e il patriarca: ciò fa pensare al fatto che la Basilica di San Marco nacque come cappella di Stato. Sembra probabile che in origine la cattedra fosse posta tra gli amboni, al centro del coro.
Grazie alla recente analisi petrografica si è potuto stabilire che la cattedra è di marmo proconnesio, smentendo quanto era stato affermato in precedenza. La superficie si presentava fortemente scurita a causa di ripetuti trattamenti con olii e cere applicati nel corso del tempo. Uno strato di sostanze grasse e di depositi nerastri, dovuto certo al secolare contatto dei fedeli, si notava sul lato anteriore e sui fianchi del trono, soprattutto sui braccioli e sul piano di seduta. Scheggiature varie, anche del disco, e la parziale mutilazione del bracciolo sinistro interessavano la struttura della cattedra. La pulitura è stata effettuata con tamponature di tricloroetilene, seguite da applicazioni di una soluzione debolmente basica di bicarbonato d’ammonio e tensioattivo. Per le concrezioni più tenaci si è proceduto con il bisturi. Con il microscalpello e ancora con il bisturi sono stati asportati i residui debordanti del collante utilizzato, in tempi non lontani, per fissare il disco allo schienale: la linea di connessione è stata poi stuccata con polvere di marmo e resina acrilica in emulsione. Una soluzione a bassa concentrazione di resina acrilica è stata utilizzata per un intervento di consolidamento a conclusione delle operazioni di pulizia.
Redazione Restituzioni