La piccola capsella (cassetta-reliquiario), in argento, ha forma ovaleggiante ed è fornita di un coperchio bombato in cui sono attaccate due cerniere. Le superfici del reliquiario sono decorate da incisioni. Sul coperchio è raffigurata la scena della Déesis (“intercessione”): Cristo, al centro, è fiancheggiato da san Pietro e da san Giovanni Battista che, con le braccia e le mani distese nell’atteggiamento degli oranti, intercedono presso il Salvatore per impetrarne la clemenza nei confronti dell’umanità peccatrice. Sui fianchi, compaiono i busti degli evangelisti (i santi Luca, Giovanni, Matteo e Marco). Tutte le figure sono contenute entro tondi (clipei) e sono accompagnate da didascalie greche che ne indicano i nomi. Gli spazi tra i tondi, infine, sono riempiti da una fitta decorazione a fogliami e viticci.
La cassetta proviene dalla cappella del Sancta Sanctorum in Laterano, a Roma, in cui sono conservate alcune tra le reliquie più venerate dalla cristianità.
Le cerniere presenti sul reperto ricordano le analoghe utilizzate per i cofanetti d’avorio siculo-arabi: tale particolare, insieme a motivi stilistici, suggerisce di considerare la capsella una manifattura bizantina dell’Italia meridionale, forse della stessa Sicilia, oppure una produzione di artisti meridionali operanti a Roma. Quanto alla datazione, si propende per un periodo compreso tra l’XI e il XII secolo, se non il XIII secolo.
Singolare è l’iconografia della Déesis che figura sul coperchio. Abitualmente, infatti, è Maria con Giovanni Battista a intercedere presso Gesù; sul nostro reliquiario, invece, in luogo della Vergine compare Pietro, che verosimilmente rappresenta un generico riferimento alla Chiesa romana e al suo legame diretto con il Cristo e con i martiri. Sarebbe quindi la figura del Battista, a fianco del Salvatore, ad assumere il rilievo principale nella composizione: si presume, pertanto, che la cassetta fosse destinata ad accogliere proprio le reliquie di San Giovanni, ipotesi che troverebbe conferma nel rinvenimento, all’interno del reperto, di una pergamena databile al XIII secolo recante l’attestazione “reliquiae sancti Ioannis Baptistae”. I resti conservati dovevano essere due ossa del Precursore, ovvero gli “ossa duo sancti Johannis Baptistae” menzionati da Giovanni Diacono (il celebre canonico che nel XII secolo scrisse il Liber de Ecclesia Lateranensi) e ricordati anche in tutti i principali elenchi delle reliquie del Sancta Sanctorum. Del Battista il tesoro lateranense custodiva anche una parte della veste di peli di cammello, alcuni capelli e un dente.
L’opera presentava sulla superficie una patina di sporco composto di sostanze grasse misto a piccole gocce di cera, la cui rimozione è avvenuta agendo con tamponi di cotone imbevuti di acetone. Le velature di prodotti di ossidazione dell’argento sono state rimosse mediante tamponi di cotone imbevuti di una sostanza complessante. Si è proceduto con la protezione finale utilizzando vernice nitrocellulosica.
Redazione Restituzioni