La cassetta metallica ha forma ovale allungata, con i fianchi patenti verso l’alto, e coperchio anch’esso ovale (in origine senza serratura). Il coperchio è bordato da un nastro intrecciato, ed è inciso con la raffigurazione della Crocifissione di Cristo. Gesù è rivestito di un lungo abito liturgico, il kolóbion, ricoperto di niello, con gli occhi aperti e il capo circondato dal nimbo crucigero. La croce tutta niellata ha in alto una tabella ansata con i bordi niellati che reca il nome in greco di Gesù. Presso la tabella, a destra e a sinistra, ci sono le immagini stilizzate del sole e della luna. La croce è piantata su un monticello su cui si riconosce anche il teschio di Adamo. Ai piedi della croce sono raffigurati Maria, con un abito interamente ornato da niello, e Giovanni Evangelista: entrambi hanno la destra rivolta alla croce. Sotto i bracci orizzontali della croce sono riportate le parole tratte dal Vangelo di Giovanni 19, 26-27.
Anche il corpo della capsella è ornato di incisioni, con i clipei che riportano le figure degli evangelisti, tutti accompagnati dai loro nomi: Matteo e Giovanni dal lato della serratura, e Luca e Marco dal lato opposto. Sui lati brevi infine vi sono due croci di forma latina, mentre in basso si osserva un bordo a nastro intrecciato, che riprende quello sul coperchio.
L’esame della cassetta rivela che il coperchio rappresenta in realtà un riuso di una lastra metallica precedentemente decorata sull’attuale lato interno con un leone stilizzato realizzato a puntini. Ma è soprattutto lo stile della decorazione del coperchio e del corpo della capsa a differire. Il coperchio infatti presenta elementi stilistici arcaizzanti e “popolari”, mentre ai fianchi i clipei degli evangelisti rinviano ad uno stile più moderno, più freddo e accademico, con ampio uso del compasso. La stessa resa di san Giovanni (giovane e imberbe ai piedi della croce e adulto e barbato sul fianco) lo conferma.
Poiché l’esame del metallo non ha registrato alcuna differenza di lega tra i due elementi, si può avanzare l’ipotesi che la capsella sia dovuta all’attività contemporanea di due artisti, l’uno certamente arcaizzante, l’altro più aggiornato benché di minore impatto evocativo.
Dentro la cassetta si trovavano delle reliquie indeterminate, anche per quanto riguarda il titolare, ossia il santo a cui si riferiscono. La scena sul coperchio fa comunque pensare ad un martire “testimone”. All’interno del manufatto sono stati trovati anche alcuni frammenti di Agnus Dei riferibili al IX secolo.
L’opera presentava una patina di ossidazione che interessava tutta la superficie. Sul coperchio vi erano alcune gocce di cera nerastra presenti anche nella parte interna della scatola. Con tamponi di cotone imbevuti di alcol puro e acetone sono state eliminate dapprima le patine grasse e di sporco che insistevano sulla superficie. Le gocce di cera sono state rimosse con tamponi imbevuti di trielina rettificata. L’ossidazione è stata tolta con tamponi imbevuti di EDTA trisodico in acqua distillata, risciacquando abbondantemente. La lucidatura è stata ottenuta con tamponi imbevuti con crema Goddard’s passati su tutta la superficie tranne che sulle parti niellate. Per la protezione finale è stata utilizzata Paraloid B72 al 5% in acetone.
Redazione Restituzioni