La cassaforte con offerta a Giove fu scoperta a Pompei il 29 ottobre 1864 nella Casa di Trittolemo (VII.7.5). Le casse in legno (arcae ligneae) o rinforzate con elementi in ferro (arcae ferratae) o bronzo (arcae aeratae) costituivano un importante elemento di arredo nelle case benestanti. Mentre le casse in legno di forma rettangolare con coperchio apribile mediante cerniere, corrispondenti alle nostre cassapanche, erano ampiamente diffuse e utilizzate per contenere suppellettili, abiti, tessuti (un esemplare completo e stato posto in luce a Ercolano nel porticato del decumano massimo), le arcae ferratae, spesso decorate con elementi plastici e con agemine in argento e rame, costituivano i veri e propri forzieri in cui venivano custoditi i beni di valore delle famiglie ricche, che le esponevano nell’atrio della casa per ostentare l’opulenza e l’alto livello sociale del proprietario. La cassaforte con sacrificio a Giove e composta da una cassa e da un coperchio in legno di quercia rivestiti di lamine di ferro battuto disposte obliquamente e parzialmente sovrapposte, fissate con chiodi in ferro la cui testa e ricoperta da cuppelle in ferro e in bronzo. La struttura lignea antica, della quale si conservano esigui resti sulla parte esterna della cassa al di sotto del rivestimento metallico, non e ispezionabile perche integralmente nascosta da un rivestimento interno senza fondo in legno di abete, realizzato per garantire la stabilita dell’intera struttura antica. Tale rivestimento fu costruito a Pompei tra la fine di ottobre 1864 e la meta di dicembre dello stesso anno, poiche il Notamento di Pompei del 19 dicembre 1864, n. 7, constata che in quella data, al momento dell’immissione nel Museo Nazionale di Napoli, la cassaforte era restaurata, cioe appariva intera. L’adesione del legno di quercia antico a quello moderno di abete e assicurata da una sostanza viscosa di colore nero costituita da una miscela di pece e gesso applicata a caldo con l’impiego di un solvente, forse trementina, successivamente evaporato. Con il tempo, probabilmente per condizioni ambientali di conservazione non idonee, tale collante ha cominciato a cedere e nel 2014, al momento in cui e stato iniziato il restauro nell’ambito del progetto Restituzioni, il retro e la fascia superiore del lato sinistro della cassa risultavano in parte collassati. Il coperchio del forziere, sulla pertinenza del quale sono stati avanzati dubbi, nella parte superiore e rivestito, cosi come il resto della cassaforte, da lamine di ferro disposte obliquamente e leggermente sovrapposte, fissate con grossi chiodi di ferro. La parte frontale e decorata con due rami contrapposti con foglie allungate ageminate in bronzo su ferro che convergono al centro verso una testa leonina in bronzo, la quale e attraversata sulla sommita da un anello moderno in ottone. Sul lato anteriore il forziere presenta una decorazione centrale costituita nella parte superiore da due riquadri rettangolari con motivi a meandro ageminati in stagno su rame, interrotti al centro da quello che un tempo era l’alloggiamento per il congegno di chiusura, e nella parte centrale dalla scena figurata principale, quella con offerta a Giove, ai cui lati sono due riquadri con motivi floreali anch’essi ageminati con stagno su rame.
Al momento dell’attuale intervento di restauro l’intera superficie della cassaforte era interessata da depositi incoerenti e le lamine di ferro e il lato anteriore erano totalmente ricoperti dai prodotti di corrosione. Questo fenomeno, che ha reso quasi illeggibile buona parte della decorazione secondaria, ha invece paradossalmente protetto e conservato la decorazione ageminata del coperchio che e stata rinvenuta quasi intatta. In occasione del restauro il forziere con sacrificio a Giove e stato anche sottoposto ad accurate indagini conoscitive: rilievo 3D, esame radiografico, analisi di fluorescenza dei raggi X (XRF), diffrattometria dei raggi X (XRD), spettrofotometria FT-IR ed esami al microscopio ottico.
Luigia Melillo