Questo cofanetto (lipsanoteca) di probabile officina romana, di valore eccezionale per la storia dell’arte paleocristiana, per la storia della Chiesa, per la storia dell’impero romano (Guarducci 1978) presenta il coperchio e i quattro lati finemente decorati a rilievo. Particolarmente complessa è l’interpretazione delle scene dei registri maggiori.
Sul coperchio la critica è concorde nel riconoscere una alquanto lacunosa Traditio legis con forse anche la rappresentazione dell’Agnus Dei sul monte paradisiaco. Tali motivi iconografici si ispirano alle raffigurazioni musive, non più conservate, del catino dell’abside della Basilica costantiniana di San Pietro, note solo da disegni rinascimentali (Guarducci 1978, Liverani 2005, Longhi 2006).
Il lato anteriore raffigura l’etimasia, il “trono vuoto”, riccamente decorato, del giudizio divino. In ideale prosecuzione con il coperchio, la maggioranza della critica individua il prototipo anche di questa scena nella decorazione musiva del catino absidale di San Pietro.
Il lato posteriore rappresenta la raffigurazione del presbiterio dell’antica Basilica Vaticana con la Memoria Petri, il monumento eretto da Costantino sulla tomba di Pietro, nell’aspetto che conservò fino alla fine del VI secolo. Più problematiche le interpretazioni delle strutture architettoniche raffigurate sul lato sinistro e destro. Attrettanto discusse sia l’identificazione dei personaggi principali, di alto rango, forse imperiale, sul lato posteriore e sui lati destro e sinistro e sia le connesse ipotesi sulla committenza.
La capsella è datata all’ultimo decennio della I metà del V sec.d.C.per i caratteri stilistici e tipologici delle figure maschili e femminili e per il motivo iconografico del “trono vuoto” che compare per la prima volta sul mosaico posto alla sommità dell’arco trionfale della Basilica di Santa Maria Maggiore, successivo al 431 d.C. (Concilio di Efeso) (Liverani 2005).
La capsella è stata oggetto, a cura dello studio Editech di Firenze, di una campagna di indagini diagnostiche, con l’acquisizione per ogni di lato di immagini sia a luce ultravioletta sia visibile ad alto potere risolutivo. Inoltre si è effettuato lo studio e la documentazione allo stereomicroscopio con prelievo e analisi di microcampioni.
E’ stato realizzato un modello digitale 2D e 3D da CNR-ISTI di Pisa e Alinari 24 Ore e si è proceduto ad opera della restauratrice Bettina Schindler ad una pulitura con ritocco dello strato di gesso delle integrazioni.
Michela Sediari
Fotografie: Sam Habibi Minelli/ Archivi Alinari, Firenze
Bibliografia
Guarducci1978: M.Guarducci, La capsella eburnea di Samagher. Un cimelio di arte paleocristiana nella storia del tardo impero, in “Atti e Memorie della società istriana di Archeologia e Storia patria”, XXVI n.s., 1978, pp. 1- 141
Liverani 2005: P. Liverani, Capsella Samagher in Costantino il Grande. La civiltà antica al bivio fra Occidente ed Oriente, catalogo della mostra a cura di Angela Donati e Giovanni Gentili, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Milano) 2005, pp. 255-257
Longhi 2006: D.Longhi, La capsella eburnea di Samagher: iconografia e committenza, Edizioni del Girasole, Ravenna 2006 (Biblioteca di “Felix Ravenna”, 11)