L’accostamento del corallo con l’argento dorato crea un effetto indubbiamente originale e insolito. La base con il largo piede polilobato a forma di petalo su cui poggiano fogliette dentellate, e il gambo esagonale a forma di tempietto, farebbero pensare ad un pezzo d’oreficeria tardo gotico, con funzioni liturgiche. Ma alla sommità del gambo si trova un grosso bocciolo d’argento dorato che funziona da base di una struttura irregolare ad albero, i cui rami più grossi sono di corallo rosso e quelli più sottili di pasta dipinta di rosso. Sui rami di corallo due larghi boccioli di foglie spinose raccolgono le coppette portacandele, mentre i boccioli più piccoli contengono all’interno perle di vetro opache e colorate. L’insieme pare dunque frutto di una manipolazione, le cui ragioni naturalmente restano ignote.
È tipico del gusto dell’oreficeria tardo cinquecentesca l’utilizzo di elementi rari, esotici, e spesso marini come conchiglie o coralli. Sul piano stilistico va notata l’abilità dell’artigiano che ha sfruttato la morfologia del corallo con abilità, innestando una serie di rametti di pasta dipinta per vivacizzare l’oggetto. L’aggiunta dei boccioli sottolinea la metamorfosi dell’animale marino in elemento vegetale terrestre, con tutte le implicazioni filosofiche ed estetiche che tale trasformazione comporta nel periodo in cui il candeliere ha preso forma. A questi aspetti di carattere culturale si aggiunge l’uso del corallo, in molte culture e in molte epoche considerato come elemento portafortuna o scaramantico.
L’argento dorato aveva nel tempo assunto una colorazione nerastra dovuta all’ossidazione del materiale e a depositi di sporco oleoso e carbonioso determinati dal fumo delle candele. Alcune parti dei rametti erano spezzate e i portacandele erano allentati nella base. Inizialmente sono stati smontati i portacandele e le foglie puntute sulla base. Si è quindi provveduto, previa analisi, alla rimozione dello spesso strato nero con impacchi di bicarbonato di sodio e con leggere soluzioni solventi, mentre con impacchi più forti sono stati rimossi i sali d’argento. Le foglie sono state messe a bagno in soluzione di bicarbonato di sodio, per ammorbidire lo sporco e sono state poi spazzolate con piccole spazzole da dentista. Il consolidamento meccanico delle parti spezzate e il rifacimento di alcune graffette delle foglie di base hanno completato l’intervento di restauro. Si è infine steso un leggero strato protettivo per difendere le superfici dagli attacchi del fumo delle candele, causa prima del deterioramento.
Redazione Restituzioni