Luigi Pigorini, direttore del Museo Preistorico Etnografico (dal 2016 Museo delle Civiltà) acquisì la camicia talismanica al momento della fondazione del museo nel 1875. Essa apparteneva alla collezione etnografica del Museo Kircheriano, creato nel 1651 dal gesuita Athanasius Kircher (1602-1680) nel palazzo del Collegio Romano.
Presa come bottino di guerra dal celebre generale Raimondo Montecuccoli (1609-1680), che al comando della campagna militare austriaca (1663-1664) sconfisse gli ottomani, la camicia fu pubblicata nel 1845-1846 dall’abate Michelangelo Lanci come appartenente al Museo Kircheriano. Non sappiamo come e quando abbia raggiunto quel museo, anche se è ipotizzabile una cessione o uno scambio con il “Museo delle Curiosità naturali, peregrine e antiche” del cardinale Flavio Chigi (1641-1693), di cui Kircher era consigliere e collaboratore.
Pochissimi esemplari di camicie talismaniche ottomane sono giunti fino a noi; la maggior parte è conservata al Topkapi Sarayi di Istanbul.
Esse erano confezionate ritualmente, su ispirazione del Profeta, e avevano un grande valore protettivo grazie all’apparato decorativo costituito da scritte in caratteri arabi comprendenti sure coraniche, preghiere, quadrati magici, invocazioni ai nomi di Dio, degli arcangeli e degli angeli.
La camicia del museo è firmata Husayn ibn Nasir al-din ibn Gabawra (Husayn figlio di Nasir al-din, conosciuto come figlio di Gabawra) ed è datata “1060 Egira/giugno 1650”.
Si differenzia dalle altre camicie talismaniche conosciute per la presenza del colletto, decorato con 259 piccoli riquadri al cui interno sono riportati i “99 nomi di Dio”.
Raimondo Montecuccoli arrestò l’avanzata delle truppe ottomane in Europa: il fatto che la camicia sia preda di guerra le conferisce anche un grande valore storico.