Il manufatto presenta un piede esalobato con gradino traforato a giorno e le falde decorate da sei tralci di foglie sbalzate. Nei sei campi così ottenuti sono fissate sei placchette in argento inciso in cui figurano il Cristo passo (cioè sofferente), la Vergine e San Giovanni Evangelista, alternati ad altre tre busti di santi non riconoscibili, realizzati a fusione e di qualità inferiore rispetto al resto del calice. Il fusto avvitato si divide in basso in un cuscinetto modellato in forma di loggia e in un nodo esagonale formato da cinque elementi separati sovrapposti, a forma architettonica con nicchie (le cui bifore erano originariamente abbellite da smalti) contenenti figure di sante in argento ed eseguite a fusione, baldacchini con pinnacoli e guglie. La sottocoppa riporta incise raffinate raffigurazioni di cherubini; la coppa è liscia.
Il calice è stato attribuito da Steingräber alla bottega veneziana dei Da Sesto e collocato intorno al 1420, in base ai singoli elementi decorativi, come il profilo del piede, la ringhiera a trafori gotici, i motivi architettonici del nodo e i tralci di foglie sbalzate. La tipologia del calice invece richiamerebbe ancora la cultura trecentesca.
Il restauro ha proceduto allo smontaggio dei singoli pezzi per consentirne l’accurata pulitura. La lamina di ottone che era stata utilizzata in un precedente restauro per sostituire gli smalti danneggiati all’interno delle nicchie, è stata rimossa e sostituita con un’altra d’argento, incisa a bulino per riproporre la preparazione alla smaltatura delle placchette.
Redazione Restituzioni