Il calice presenta un piede a sei lobi, elevato su bordo e zoccolo liscio, decorato con tralci a sbalzo e impreziosito da tre medaglioni a niello che scandiscono ritmicamente la base. I medaglioni raffigurano Maria con il Bambino, una santa con la candela accesa e un santo giovane con un libro sulla sinistra e una candela accesa sulla destra (le candele accese sono testimonianza di fede). Il nodo al centro del fusto è a doppia valva baccellata con fascia centrale traforata: la forma sferica segna secondo alcuni studiosi (Molinier) la rottura con la tradizione gotica e permette di datare il calice alla seconda metà del XV secolo. La coppa è liscia ed espansa, come una campana capovolta. Il calice è assimilabile, per l’impostazione formale e per la decorazione, ad un calice dell’ottavo decennio del XV secolo, di orafo veneto, conservato nella chiesa di Orzes (Belluno).
Fu legato al Tesoro di San Marco alla morte di monsignor Antonio Ciconi, canonico di S. Marco (defunto nel 1869).
Le condizioni dell’oggetto non erano buone: la doratura appariva consunta, specialmente all’interno della coppa, e le superfici si presentavano offuscate e scurite da solfuri d’argento e da sporco supeficiale. Dopo lo smontaggio delle varie componenti si è provveduto ad una pulitura a tampone delle parti argentate e di quelle in rame. I solfuri d’argento sono stati asportati con l’impiego di alcol e bicarbonato di sodio, o carbonato di calcio in polvere finissima. Le superfici sono state poi lavate con acqua deionizzata, quindi sono state disidratate con getti d’acqua calda e ventilazione forzata. Con una resina nitrocellulosica applicata a pennello si è infine proceduto a dare al calice un velo protettivo.
Redazione Restituzioni