L’impianto verticale dell’opera permette di elaborare con una certa originalità il tema del paesaggio, costruito su più piani sovrapposti e dominato da un ampio cielo addensato di nuvole.
Il contesto naturalistico – vero protagonista del dipinto – rappresenta una cornice opportuna al soggetto del dipinto, una vivacissima scena di caccia: le aspre rocce, gli alberi spezzati e agitati, il cielo sconvolto dalla minaccia di un temporale, sono partecipi dell’azione drammatica intensamente descritta dall’artista. L’immagine, infatti, appare animata da gruppi di uomini e animali dislocati, fra cui risaltano cavalieri riccamente abbigliati che lanciano i cani all’inseguimento della preda, accompagnati da servitori che si dedicano al suono dei corni e al trasporto dei fucili, seguendo un modello narrativo di forte dinamicità.
La caccia al cervo fa parte di un trittico di paesaggi che comprende anche Il guado e Il temporale, per i quali rimane discussa l’assegnazione al Tempesta. La questione attributiva è incerta anche per La caccia al cervo, che tuttavia sembra ragionevole ricondurre al soggiorno veneziano del Mulier. Qui infatti l’artista svolse il fondamentale ruolo di mediatore della pittura romana di paesaggio verso quella veneta, distinguendosi per la propria singolare cifra stilistica.
Numerosi dettagli dell’opera confermerebbero i segni di tale svolta, comportando una datazione al periodo maturo dell’artista: la precisione nelle figure, la vivacità della trama narrativa, l’effetto drammatico nella resa atmosferica. L’opera è dunque considerevole dal punto di vista storico e critico, perché testimone dell’affermazione di un genere paesaggistico declinato secondo il gusto della piacevolezza barocca, all’insegna del brio e della disinvoltura.
La superficie dipinta si presentava vistosamente alterata dall’ingiallimento di una spessa vernice protettiva, che rendeva difficile la comprensione dello stato di conservazione e impossibile una lettura delle cromie, ulteriormente danneggiate da una deformazione dovuta alla presenza di una vecchia foderatura. La pittura appariva in generale decoesa, con vari sollevamenti e cadute di colore.
Il restauro ha dunque compreso la rimozione della vernice e, per passaggi estremamente graduali, e un ristabilimento dei valori cromatici originali, anche nelle parti occultate da precedenti restauri. E’ stata poi effettuata un’attenta pulitura con relativa eliminazione di antiche stuccature e residui di sporco; dopodiché è stato trattato il telaio e sostituita l’antica foderatura con una nuova. Da ultimo è stata eseguita la stuccatura delle lacune e realizzata la reintegrazione con colori a vernice, giungendo a un recupero complessivo della leggibilità.
Redazione Restituzioni