La vergine guerriera Atena, fiera e saggia, è ritratta in una scultura composta da una testa antica, pregiata copia romana da un prototipo greco classico, e da un busto, splendidamente lavorato, di età rinascimentale.
Il soggetto della parte antica è di immediata lettura: una testa femminile dalle chiome fermate in una treccia sulla nuca, protetta da un elmo corinzio. La parte rinascimentale consiste nell’aggiunta – coerente con il soggetto della testa − di un elegante busto panneggiato, su cui spicca un’egida a squame con la testa di Medusa e di una cintura decorata a volute e racemi vegetali. L’elmo è rialzato sulla fronte nel tipo “in riposo”, lasciando scoperto il viso, avvolto dalle ciocche corpose dei capelli. Il volto dall’ovale perfetto, è leggermente inclinato ed esprime una certa pensosità, sottolineata dal disegno degli occhi a mandorla, dalla pupilla non segnata, e dalla bocca socchiusa, caratterizzata dalle labbra carnose.
I lineamenti idealizzati del volto, non privi però di espressività, hanno permesso una corretta lettura critica dell’opera, che è da ritenersi una replica di età romana dell’Atena “tipo Velletri”: tipologia che si distingue per il mantello e il sottile peplo cinto alla vita, un’egida contenuta e l’elmo corinzio. L’originale è tradizionalmente riferito allo scultore Kresilas, attivo ad Atene nella seconda metà del V secolo a.C. e portavoce della corrente attica del classicismo maturo.
La copia di Venezia confluì nello Statuario Pubblico della Serenissima, poi Museo Archeologico Nazionale, con la donazione di Giovanni Grimani del 1587.
Francesca Ghedini ha ipotizzato una provenienza romana della testa, connotata da tracce di licheni: segno di una passata esposizione in esterno, forse un giardino, cui dovette seguire un interramento. Entrata nella collezione Grimani, presso il Palazzo a Santa Maria Formosa a Venezia, l’opera fu oggetto di un intervento di restauro che ne interpretò correttamente l’iconografia e a cui si deve l’aggiunta della corazza squamata, ricavata da un unico blocco marmoreo e, più tardi, di un busto più grande, ma anche il restauro della punta del naso, gran parte delle sopracciglia e una porzione del labbro inferiore.
L’opera è stata oggetto di un restauro negli anni Ottanta del Novecento, durante il quale venne rimossa la patina applicata nel restauro rinascimentale, con l’effetto di evidenziare il contrasto tra il naso aggiunto e il biancore del volto. nella stessa occasione venne applicato uno strato di cera per omogeneizzare la superficie.
L’intervento realizzato nell’ambito di Restituzioni ha portato in evidenza la complessa storia conservativa dell’opera. Il primo passo è stato la rimozione dello strato di cera applicato e l’eliminazione di alcuni accumuli grigiastri; sono state quindi revisionate le stuccature, operando nei punti eccessivamente contrastati un semplice trattamento ad acquerello, completamente reversibile, per accompagnare alla correttezza dell’intervento una lettura storico-artistica filologica, capace di coniugare il rispetto per la storia conservativa la valorizzazione della qualità estetica del marmo.
Redazione Restituzioni