Questo pastorale – il bastone (baculo) che simboleggia la dignità vescovile – è eseguito in argento dorato. Il fusto è a sezione ottogonale. Il nodo, a struttura architettonica, è suddiviso in fasce orizzontali: la parte inferiore è decorata da figure di angeli, al di sopra vi sono otto nicchie contenenti guerrieri con armature e, in alto, altre nicchie con otto figure angolari. La parte terminale superiore ricurva (riccio), a voluta vegetale, contiene una piccola statua raffigurante san Marco con l’aureola e il libro.
Il baculo, conservato nel Tesoro di San Marco a Venezia, era in uso dal Primicerio, il canonico con prerogative episcopali a cui il Doge affidava il governo spirituale della chiesa marciana; in seguito, nelle solenni festività, fu utilizzato dai Patriarchi di Venezia.
L’opera è assegnata a manifattura veneziana. Sulla base di discordanze stilistiche tra i vari componenti, si ipotizzano due fasi nella cronologia: fusto, nodo e statua di san Marco, in stile gotico, sarebbero datati all’inizio del Quattrocento, mentre il riccio, che avrebbe caratteristiche formali del primo Rinascimento, è forse inquadrabile nella prima metà del Cinquecento; il riccio originale del bastone, quindi, sarebbe stato sostituito riutilizzando la statuetta. Secondo un’altra ipotesi, anche il riccio sarebbe da riferire al XV secolo.
Il manufatto è stato smontato e pulito. Le lamine che erano state inserite in un precedente restauro sono state rimosse e sostituite con nuove lamine d’argento incise.
Redazione Restituzioni