Con sapiente regia Tintoretto mette in scena l’Assunzione della Vergine Maria in cielo, tema di grande attualità nel dibattito teologico nella Venezia del Cinquecento.
L’artista riempie di colore la tela, eccedendo nello sfarzo: lo scopo è quello di stupire. Sullo sfondo di un cielo blu intenso, la Vergine, simile a una ricca matrona veneziana, viene risucchiata in alto da un vortice di nubi addensate e una miriade di angeli e angioletti, fra i riflessi accesi delle luci e il panneggio sinuoso delle vesti. In basso, vicino a un altare all’aperto circondato da oggetti liturgici, si trovano disposti gli apostoli: questi appaiono sopraffatti dall’emozione e ricolmi di stupore, sottolineato dalla concitatissima trama gestuale, di grande impatto emotivo.
La pala, oggi custodita nella chiesa dei Gesuiti a Venezia, ha incontrato da subito il favore della critica contemporanea, per il carattere sperimentale che la connota. Tintoretto, infatti, era riuscito ad accaparrarsi la commissione di questa pala promettendo ai Padri Crociferi, che l’avevano richiesta, di assecondare i loro gusti e realizzare un’opera secondo lo stile di Paolo Veronese, allora sulla cresta dell’onda.
Racconta Carlo Ridolfi che Tintoretto non promise vanamente “poiché in effetto fece un misto di fiero e di vago, che bene dimostrò, che per ogni modo sapeva dipingere, trasformandosi in ogni qual maniera fosse aggradevole” (Le meraviglie dell’arte, 1648). Tuttavia è proprio questa audacia a suscitare perplessità nella critica attuale, non convinta del risultato, penalizzato forse da un’eccessiva sontuosità.
L’opera è stata oggetto di precedenti restauri che hanno impoverito la materia cromatica e le lacche; in particolare, fortemente abrasi risultavano il cielo e l’altare. Si rilevavano inoltre alcune piccole cadute di colore su tutta la superficie.
L’intervento realizzato nell’ambito del programma Restituzioni si è concentrato sul recupero della leggibilità del manto pittorico: non è stato necessario agire sul supporto, grazie alla qualità ancora buona di una vecchia foderatura. Si è ritenuto invece opportuno eseguire un’accurata pulitura, volta a rimuovere le numerose ridipinture e le vernici ossidate che impedivano un’adeguata leggibilità della vivace cromia.
Il restauro si è quindi concluso con le nuove stuccature delle lacune, il risarcimento pittorico e la stesura di una vernice protettiva.
Redazione Restituzioni