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    Torna a Restituzioni 1994

    Assunzione della Vergine

    Data: 1555 ca
    Artista: Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
    Nascita artista: Venezia 1518
    Morte artista: Venezia 1594
    Tecnica/Materiale: Olio su tela
    Dimensioni: 435 x 269 cm
    Provenienza: Venezia, Santa Maria dei Crociferi, altare maggiore
    Collocazione: Diocesi di Venezia
    Edizione: Restituzioni 1994
    Autore scheda in catalogo: Sandro Sponza
    Restauro: Gino Marin
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Venezia

    Era conveniente che la Sposa di Dio entrasse nella casa celeste. (Giovanni Damasceno) L’Assunzione della Vergine viene qui raccontata da Tintoretto con grande maestria retorica, fra sorprendenti effetti teatrali e una strepitosa esplosione dei colori.

    Scheda breve

    Con sapiente regia Tintoretto mette in scena l’Assunzione della Vergine Maria in cielo, tema di grande attualità nel dibattito teologico nella Venezia del Cinquecento.

    L’artista riempie di colore la tela, eccedendo nello sfarzo: lo scopo è quello di stupire. Sullo sfondo di un cielo blu intenso, la Vergine, simile a una ricca matrona veneziana, viene risucchiata in alto da un vortice di nubi addensate e una miriade di angeli e angioletti, fra i riflessi accesi delle luci e il panneggio sinuoso delle vesti. In basso, vicino a un altare all’aperto circondato da oggetti liturgici, si trovano disposti gli apostoli: questi appaiono sopraffatti dall’emozione e ricolmi di stupore, sottolineato dalla concitatissima trama gestuale, di grande impatto emotivo.

     

     

    La pala, oggi custodita nella chiesa dei Gesuiti a Venezia, ha incontrato da subito il favore della critica contemporanea, per il carattere sperimentale che la connota. Tintoretto, infatti, era riuscito ad accaparrarsi la commissione di questa pala promettendo ai Padri Crociferi, che l’avevano richiesta, di assecondare i loro gusti e realizzare un’opera secondo lo stile di Paolo Veronese, allora sulla cresta dell’onda.

    Racconta Carlo Ridolfi che Tintoretto non promise vanamente “poiché in effetto fece un misto di fiero e di vago, che bene dimostrò, che per ogni modo sapeva dipingere, trasformandosi in ogni qual maniera fosse aggradevole” (Le meraviglie dell’arte, 1648). Tuttavia è proprio questa audacia a suscitare perplessità nella critica attuale, non convinta del risultato, penalizzato forse da un’eccessiva sontuosità.

     

     

    L’opera è stata oggetto di precedenti restauri che hanno impoverito la materia cromatica e le lacche; in particolare, fortemente abrasi risultavano il cielo e l’altare. Si rilevavano inoltre alcune piccole cadute di colore su tutta la superficie.

    L’intervento realizzato nell’ambito del programma Restituzioni si è concentrato sul recupero della leggibilità del manto pittorico: non è stato necessario agire sul supporto, grazie alla qualità ancora buona di una vecchia foderatura. Si è ritenuto invece opportuno eseguire un’accurata pulitura, volta a rimuovere le numerose ridipinture e le vernici ossidate che impedivano un’adeguata leggibilità della vivace cromia.

    Il restauro si è quindi concluso con le nuove stuccature delle lacune, il risarcimento pittorico e la stesura di una vernice protettiva.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Durante
    Durante

    Durante il restauro, particolare

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Dopo il restauro, particolare

    Approfondimenti

    Restituzioni '94

    Opere restaurate, a cura di Fernando Rigon, Vicenza 1994

    Relazione di restauro

    Altre opere dell'edizione

    vetri

    Reperti archeologici romani in vetro

    arredi e suppellettili

    Base tripode di candelabro

    scultura

    Doppia erma femminile (Igea?)

    tessuti

    Piviale dei pappagalli

    Manifattura siciliana

    https://restituzioni.com
    PROGETTO CULTURA
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