Le due tele, accuratamente studiate per fungere da pendant, furono eseguite da Nicola Regnier per la chiesa veneziana di Santa Teresa, comunemente detta Le Terese, alla cui decorazione il pittore si dedicò negli anni della tarda maturità. L’esecuzione dell’Annunciazione, l’ultima delle opere realizzate per tale complesso, deve cadere tra il 1664, anno di pubblicazione delle Minere della pittura veneziana di Boschini, dove non risulta menzionata, e il 1667, anno di morte dell’artista. L’originaria destinazione dell’opera nel contesto dell’arredo pittorico della chiesa non e chiara: poco comprensibile risulta infatti l’indicazione fornita da Boschini nella seconda edizione delle Ricche minere (1674) circa la sua ubicazione sulle pareti laterali del presbiterio, da intendere forse sopra i dossali lignei.
Il formato dei due dipinti, con ampio sviluppo verticale e ridotta estensione in larghezza, così come la scelta del tema rappresentato, inducono a ipotizzare che fossero stati pensati come portelle per l’organo seicentesco. Infatti e nota la preferenza accordata al tema dell’Annunciazione nella decorazione delle ante d’organo che trova fondamento teologico nella conceptio per aurem, secondo cui la fecondazione divina sarebbe avvenuta per ‘insufflazione’ nell’orecchio della Madonna dello Spirito Santo, portato dalle parole dell’arcangelo. Tale argomento teologico spiega l’associazione tra la scena biblica dell’Annunciazione, densamente connotata in senso melodico data l’elevazione dell’udito e dell’orecchio a senso e organo privilegiati, con lo strumento musicale dell’organo che, tramite le canne animate da un soffio invisibile paragonabile al respiro divino, riproduce – attraverso la musica – l’armonia divina che governa il cosmo.
Sotto il profilo stilistico l’opera si caratterizza per l’idealizzazione del dato naturale e il modo equilibrato ed elegantemente misurato di comporre, indicativi di un preciso indirizzo di gusto bolognesizzante di intonazione reniana. Permane un senso sostanzialmente fiammingo del colore, caratterizzato da tinte uniformi e squillanti, stesure smaltate e lucide, nonche una ricerca di insistita eleganza specie nella compiaciuta esibizione di riflessi di luce sui tessuti preziosi, mutuata da Simon Vouet, anche se di derivazione lagunare e invece il senso atmosferico del mobile chiaroscuro che intride dolcemente le forme, soprattutto gli incarnati. Tali indirizzi di gusto pervengono qui a un esito formale qualitativamente alto e caratterizzato da una temperatura ormai pronunciatamente barocca. Prima dell’attuale restauro, le opere risultavano abbastanza leggibili ma lo strato pittorico, a una osservazione ravvicinata, presentava numerose zone compromesse da abrasioni individuabili specie nei toni blu, dovute all’uso di solventi particolarmente aggressivi; molte svelature visibili in particolare nei toni bruni dipinti con pigmenti a base di terre; infine alterazioni cromatiche e ritocchi pittorici. L’attuale intervento, appurata l’adeguata stabilita strutturale dei dipinti grazie alla piu recente foderatura, è stato finalizzato al recupero di una migliore lettura delle immagini attraverso la rimozione della vernice e dei materiali applicati nell’ultimo restauro, a un’accurata pulitura delle superfici e a un’integrazione pittorica che consentisse di ricucire adeguatamente sgranature, abrasioni e lacune.
Roberta Battaglia