La grande pala con l’Annunciazione svetta sull’altare maggiore della chiesa dell’Annunziata di Sessa Aurunca. La base dell’inginocchiatoio della Vergine reca l’iscrizione con firma e data. Negli anni quaranta del Settecento l’edificio di culto, fondato in epoca angioina e amministrato da procuratori laici, subì un poderoso intervento di ammodernamento, concluso un decennio dopo dall’architetto napoletano Giuseppe Astarita. Delle quattro pale d’altare alloggiate nelle cappelle che si aprono ai lati della nuova chiesa a croce greca, l’Annunciazione di Sebastiano Conca fu la prima a fare il suo ingresso nella rinnovata fabbrica barocca.
La commissione di quest’opera al Conca, verosimilmente giunta dai procuratori dell’Annunziata, si colloca nell’ultima fase di attività del prolifico pittore originario di Gaeta, che intorno al 1752 aveva lasciato Roma – città dell’affermazione e del rapido successo –, per far definitivo ritorno nella città natale. A partire dal quinto decennio del secolo, il suo linguaggio, mediatore tra le posizioni tardobarocche apprese nella bottega del primo maestro Francesco Solimena e le istanze classiciste di Carlo Maratti, fu ritenuto superato dai giovani pittori che a Roma avviavano le prime sperimentazioni in senso neoclassico.
Malgrado l’età avanzata (il maestro era all’epoca settantottenne), il comprensibile declino della vena espressiva e il ripetersi di certi consolidati schemi figurativi di grande successo, l’Annunciazione di Sessa Aurunca appare opera di un certo impegno, caratterizzata da un pacato dinamismo dell’impianto e delle figure. A New York, in collezione Harris, si conserva un probabile bozzetto del dipinto sessano, già individuato da Federico Zeri in una nota scritta a margine sulla fotografia in possesso dello studioso. La piccola tela newyorkese sembra davvero potersi ritenere la prima idea della grandiosa pala di Sessa Aurunca, sebbene quest’ultima sia in controparte, e al netto della variante rappresentata dal porticato balaustrato nel quale la Vergine viene sorpresa dall’arcangelo che sta per annunciarle l’inaspettata notizia.
Entro questa inquadratura scenografica aperta su un cielo ceruleo si svolge la storia dei due protagonisti, la Madonna e l’arcangelo, dalle membra composte e dai volti porcellanati, cui il restauro ha restituito pienezza dei valori di luce e l’originaria delicatezza espressiva. Alla scena assistono, dall’alto, il Dio Padre benedicente e la colomba dello Spirito Santo, attorniati da uno stuolo di angeli.
Nella delicata fase della pulitura, l’intervento di restauro è stato condotto con l’ausilio del laser, che ha consentito la rimozione selettiva della vernice di protezione, ormai ossidata, e dei depositi stratificati in superficie, che impedivano la piena lettura cromatica dell’opera. L’Annunciazione presenta una pellicola pittorica sottilissima e compromessa da numerose abrasioni del fondo: tanto più, dunque, si è resa necessaria la scelta della tecnica di pulitura laser che, riducendo al minimo l’uso di solventi chimici, ha permesso di conservare la più piccola traccia di colore.